Varese, sull’ex caserma Garibaldi spunta «Il telone di propaganda. Pagato da chi?»

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VARESE – “I fatti parlano” cambia uno dei teloni che “illustrano” il futuro della caserma Garibaldi. «Dopo lo scellerato acquisto dell’immobile da parte dell’allora sindaco Attilio Fontana che nulla realizzò nella caserma dopo averla acquistata – spiega Mauro Gregori, fondatore de La Civica –  il successivo sindaco, Davide Galimberti, la chiamò “nuovo centro culturale”, creando così ulteriore confusione sul destino della caserma. In effetti ancora si attendono ragguagli. Anzi, dato che qui era prevista la copertura totale della piazza d’armi, decise, di non farla più, impedendo di fatto un utilizzo continuato, in ogni stagione, della piazza. I lavori sono partiti ci mancherebbe, ma di certo sappiamo solo che qui prenderà posto certamente, al momento, solo l’accademia del moderno di Mendrisio. Un archivio di opere e planimetrie di importanti architetti svizzeri».

Telone di propaganda

Gregori poi sposta l’attenzione su un dettaglio:  «Un telone, a copertura della caserma e per il quale sono stati spese decine di migliaia di euro, con relativo concorso di idee tra gli studenti del liceo artistico di Varese, è stato, guarda caso, sostituito, da altro telone, a tre mesi dalle prossime elezioni comunali, cosa che considero propagandistica ed inaccettabile», dice Gregori. «Si richiama sul telone l’attenzione di tutti al “parlano i fatti”… in pratica che l’amministrazione comunale è bravissima e che è in grado di fare ciò che altri non hanno fatto. Peccato che il telone costato parecchi denari non sia a carico di sindaco e giunta, ma del portafoglio di tutti noi», conclude il fondatore de La Civica.

L’intervento di Mauro Gregori

C’era una volta una caserma, chiamata Garibaldi. Ad un sindaco di nome Fontana venne in mente di acquistarla dal ministero della difesa e questo poco prima che lo stesso ministero decidesse di “regalarle”, le caserme dismesse. Mai scelta fu più sciagurata, quindi. Il sindaco Fontana, sicuro che la sovrintendenza desse parere positivo al suo abbattimento per costruire al suo posto un bel teatro, rimase con un palmo di naso quando l’ultimo sovrintendente si erse a difesa e tutela della memoria storica dell’edificio, impedendone anche solo una parziale demolizione.
Tra penali da pagare all’università, costi imprevisti, fondamenta su terreno sabbioso da consolidare, un tetto da rifare, il sindaco d’accordo anche con l’opposizione, decise di trasformarla in biblioteca. Date le grandi proteste dei cittadini che in maggioranza sono e saranno sempre contrari a trasferire tout court la biblioteca, che oggi si trova in un luogo spettacolari i Giardini Estensi, il successivo sindaco, Davide Galimberti, la chiamò “nuovo centro culturale”, creando così ulteriore confusione sul destino della caserma. In effetti ancora si attendono ragguagli. Anzi, dato che qui era prevista la copertura totale della piazza d’armi, decise, di non farla più, impedendo di fatto un utilizzo continuato, in ogni stagione, della piazza. I lavori sono partiti ci mancherebbe, ma di certo sappiamo solo che qui prenderà posto certamente, al momento, solo l’accademia del moderno di Mendrisio. Un archivio di opere e planimetrie di importanti architetti svizzeri. Oggi mi accorgo che un telone, a copertura della caserma e per il quale sono stati spese decine di migliaia di euro, con relativo concorso di idee tra gli studenti del liceo artistico di Varese, è stato, guarda caso, sostituito, da altro telone, a tre mesi dalle prossime elezioni comunali, cosa che considero propagandistica ed inaccettabile.
Si richiama sul telone l’attenzione di tutti al “parlano i fatti”… in pratica che l’amministrazione comunale è bravissima e che è in grado di fare ciò che altri non hanno fatto. Peccato che il telone costato parecchi denari non sia a carico di sindaco e giunta, ma del portafoglio di tutti noi.
I milioni gettati per questa caserma sono già molti, tra acquisto, consolidamenti, lavori indispensabili e penali, si parla di almeno 7/8 milioni di euro… adesso anche, non un telone, ma ben due, assolutamente provvisori, di dubbia utilità e politicamente scorretti. Coi nostri denari.
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