Varese, luci e ombre: il bilancio di Legambiente, che chiede un taglio col passato

VARESE – «Trasparenza e apertura alla condivisione delle scelte», ma soprattutto senza fare «troppo tardi»: Legambiente Varese incalza l’amministrazione, chiedendo di «accelerare» sulla revisione del Pgt e del piano della mobilità sostenibile. Strumenti urbanistici che «potrebbero cambiare organicamente la visione della città e porre rimedio agli effetti negativi dell’onda lunga delle scelte del passato» secondo l’associazione ambientalista presieduta da Valentina Minazzi. Preoccupata però dai «ritardi accumulati» nell’iter dei procedimenti, con il rischio che il «cambio radicale» di strategia sul fronte urbanistico debba ancora attendere. «Per quanti anni ancora i cascami delle vecchie strategie di sviluppo della città condizioneranno il futuro di Varese?» si chiede il circolo del Cigno Verde della Città Giardino.

I casi dell’estate 2020

Sul caso dei cedri di viale Borri, per Legambiente è «indispensabile la compensazione con nuove piantumazioni», ma pure «ripensare alle norme tecniche che non sono servite a evitare un intervento di dubbia legittimità».

Su via Selene, gli ambientalisti vanno alla radice del problema, che «nasce con la realizzazione alla Stoppada, tra Varese e Gazzada, di un’area industriale con un sottopasso di tre metri come unico accesso, situazione incredibile e unica nel cosiddetto mondo sviluppato», a cui occorre «rimediare». La soluzione trovata «non è la migliore sotto il profilo ambientale» – Legambiente propose di «abbassare la bretella ANAS al livello di via Gasparotto e integrare un nuovo accesso all’area industriale» – ma a questo punto non resta che «lavorare per la qualificazione ambientale dell’area della Stoppada e affermare la necessità di “inventare” un varco per la continuità del PLIS Cintura Verde verso il lago di Varese».

In largo Flaiano la rotatoria è «sensata, migliorerà la viabilità dell’area, ma non è detto che migliorerà la qualità della vita dei cittadini», con il rischio di «spostare il problema» altrove, ad esempio sul semaforo Borri-Gasparotto. Di certo servono «infrastrutture per la ciclabilità».

Il piano dell’immobiliare Erica tra viale Borri e via Gasparotto: per Legambiente è un intervento «anacronistico», che «consumerà nuovo suolo libero a fronte di migliaia di metri cubi di edifici inutilizzati». Perlomeno, l’appello, «si tuteli una fascia per ristrutturare la viabilità del nodo Gasparotto-Borri».

Il Masterplan dell’area stazioni, che per gli ambientalisti «va nella giusta direzione di promuovere la rigenerazione urbana», anche se rimane l’auspicio di «un iter partecipativo serio» e aperto ai contributi esterni.

Il minimo comun denominatore

Episodi accomunati dal fatto di confrontarsi «con la più significativa quanto discussa trasformazione urbana degli ultimi decenni, la rigenerazione dell’area ex-Malerba», dove sta sorgendo la nuova Esselunga. Vicenda su cui Legambiente rivendica di essere stata «in prima fila, il più delle volte inascoltata, nelle procedure partecipative vissute sempre come un’inutile perdita di tempo». Esempio emblematico di come «di fronte all’inerzia della programmazione del governo cittadino» sia quanto mai «necessario accelerare l’approvazione di strumenti nuovi e coerenti con i bisogni di cambiamento, e tamponare con misure di mitigazione e compensazione le trasformazioni avviate».

I risultati concreti

Al di là dell’inerzia su questo fronte, Legambiente evidenzia il «notevole cambio di prospettiva nelle istituzioni, pur a fronte di un persistente condizionamento di interessi economici privi di visione strategica». E rivendica i «risultati» concreti ottenuti: «La bretella Gasparotto-Borri non si farà, risparmiando dalla cementificazione un importante cuneo verde per la città già troppo costruita; si è costituito finalmente il PLIS Cintura Verde che dà un segnale forte di come in futuro si dovrà governare anche l’ambiente urbanizzato». Passi avanti, insomma. Ma non basta.

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