Maroni a processo va all’attacco: «Nessun reato. La Procura corregga il tiro»

varese maroni sindaco lega

MILANO – Il rinvio a giudizio era arrivato lo scorso 29 settembre, nello stesso giorno in cui Roberto Maroni (Lega Salvini Premier)ufficializzava la sua candidatura a sindaco di Varese in vista delle amministrative dell’anno prossimo. Oggi, mercoledì 2 novembre, si è aperto il processo a suo carico davanti ai giudici del tribunale di Milano. E l’ex ministro degli Interni è andato immediatamente all’attacco. Perché le accuse che gli vengono mosse, ovvero quelle di aver fatto pressioni da presidente di Regione Lombardia affinché fosse assegnato un incarico ad un’amica, sono identiche a quelle che hanno visto la Cassazione assolverlo definitivamente una manciata di giorni fa dopo essere stato condannato in primo e secondo grado.

La Procura corregga il tiro

La «Procura di Milano dovrebbe correggere il tiro» dopo la sentenza della Cassazione che, meno di un mese fa, «ha annullato perche’ il fatto non sussiste» la condanna, assolvendo Roberto Maroni dall’accusa di aver favorito un’ex collaboratrice, Mara Carluccio, del suo staff al Viminale con un contratto ‘pilotato’ in Eupolis, ente regionale. Lo ha sostenuto il legale dell’ex governatore lombardo, l’avvocato Domenico Aiello, nella prima udienza del processo milanese che vede appunto l’esponente del Carroccio di nuovo imputato per un caso simile. Maroni e’ imputato, davanti alla quarta sezione penale, con l’accusa di induzione indebita e turbata liberta’ nel procedimento di scelta del contraente per il caso, stavolta, di un contratto di cui ha beneficiato l’architetto Giulia Capel Badino in Ilspa (Infrastrutture lombarde spa).

Pressioni per far assumere l’amica

Come ha ricostruito il pm Giovanni Polizzi, nella fase di richiesta ammissione prove, l’ex ministro dell’Interno, quando guidava la Regione, avrebbe fatto “pressioni”, tra novembre 2017 e marzo 2018, sull’allora dg di Ilspa Guido Bonomelli (anche lui imputato) per far affidare un “incarico” all’architetto. Incarico che Capel Badino ottenne nell’aprile 2018, «dopo ripetute insistenze» di Maroni. «Quelle presunte pressioni non costituiscono reato – ha detto, a sua volta, l’avvocato Aiello – E la Cassazione dira’ questo quando depositera’ le motivazioni della sentenza di assoluzione definitiva nell’altro processo su un capo di imputazione perfettamente sovrapponibile a questo di oggi». E ancora: «Se un politico si fida di un collaboratore perche’ mai non lo deve segnalare?».

Ilspa e Regione non si sono costituite

Nel processo Regione Lombardia e Ilspa, parti offese, non si sono costituite parti civili. Il pm nel chiedere l’acquisizione di documenti e intercettazioni e l’esame di 8 testi (non degli imputati) ha fatto un quadro dell’imputazione, spiegando che «Ilspa e’ una societa’ pubblica di Regione Lombardia», come riporta l’Ansa. E che da alcune intercettazioni e’ emerso che Bonomelli «stava subendo pressioni dall’allora presidente della Regione affinche’ conferisse un incarico ad una sua amica». Incarico quello che non venne dato e non ci fu seguito penale, ma “si scopri’ che c’erano pressioni anche per l’incarico a Capel Badino”.

Relazione affettiva

Per la Procura «Maroni, legato a Capel Badino da una relazione affettiva» avrebbe indotto «Bonomelli a conferire l’incarico» individuando «l’esigenza di un supporto tecnico specialistico» nel progetto della Citta’ della Salute. Il pm ha deciso di depositare le motivazioni della sentenza del 2018 con cui Maroni era stato condannato in primo grado per l’altra vicenda del contratto ‘pilotato’ e cio’ per mostrare che «quando veniva celebrato quel processo si verificavano i fatti oggi a processo». Il legale Aiello ha ribadito che «non esistono le pressioni di Maroni su Bonomelli e Maroni allora come oggi e’ convinto di non aver violato alcuna norma». Il pm, ha aggiunto, «si avvale di una pronuncia parziale annullata dalla Cassazione».

Maroni si candida sindaco di Varese mentre viene rinviato di nuovo a giudizio

varese milano maroni processo – MALPENSA24