Varese, dopo la rivolta carcere al buio. «Bonafede, se ci sei batti un colpo»

polizia penitenziaria

VARESE – Carcere al buio dopo la rivolta scoppiata ieri, venerdì 22 gennaio, ai Miogni di Varese. I danni sono ingenti e il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, chiede l’immediato accertamento delle responsabilità sull’accaduto sottolineando come «il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria poco e nulla hanno fatto per porre soluzione alle troppe problematiche che caratterizzano la quotidianità professionale dei poliziotti penitenziari: ma non si può continuare a tergiversare».

Carcere al buio

A ricostruire l’accaduto è Donato Capece, segretario generale del Sappe. «Si è vissuta nel carcere di Varese una situazione di altissima tensione. Sembra che il pretesto di un battibecco tra un detenuto ed un poliziotto ha dato vita ad una vera e propria rivolta – si legge nella nota stampa diffusa dal Sappe – I numerosi protagonisti dei disordini si sono rifiutati di rientrare nelle proprie celle quando, ed hanno devastato buona parte del Reparto (telecamere, luci, arredi ecc.ecc), impedendo al personale di Polizia Penitenziaria di avvicinarsi all’interno».

Polizia Penitenziaria sotto organico

«Dopo innumerevoli tentativi di persuasione andati persi, dopo innumerevoli episodi di minacce, di tentativi di aggressione agli Agenti mediante il lancio di qualsiasi tipo di oggetto a loro e per evitare che i disordini coinvolgessero altri reparti, sono accorsi anche appartenenti alle Forze di Polizia in supporto al poco personale di Polizia Penitenziaria operante che è riuscito a ristabilire l’ordine e la sicurezza all’interno del carcere, ora comunque inagibile e senza luce», aggiunge Capece.

La denuncia del Sappe

«Chiediamo fortemente che vengano accertate responsabilità su quanto accaduto, chiediamo di conoscere i motivi sulla mancata considerazione del grido di aiuto richiesto alle Autorità, chiediamo che venga chiusa definitivamente la Sezione detentiva interessata dai gravi disordini e che il numero di personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Varese sia notevolmente incrementato visto l’ulteriore depauperamento a seguito di pensionamenti e avanzamenti di ruolo».

Presenti al Miogni anche il Provveditore penitenziario della Lombardia, carabinieri e polizia di Stato.
Per Capece, «i gravi episodi avvenuti nel carcere di Varese, che non hanno avuto un tragico epilogo grazie all’attenzione ed alla prontezza del personale di Polizia penitenziaria, riporta drammaticamente d’attualità la grave situazione penitenziaria».

Bonafede se ci sei batti un colpo

Capece conclude: «il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria poco e nulla hanno fatto per porre soluzione alle troppe problematiche che caratterizzano la quotidianità professionale dei poliziotti penitenziari: ma non si può continuare a tergiversare! Non si perde altro prezioso tempo nel non mettere in atto immediate strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria è irresponsabile. E per questo scenderemo presto in piazza per denunciare lo stato di abbandono in cui ci troviamo. Rinnovo il mio appello al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: se ci sei, batti un colpo».

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