Tosca, buona la prima. Nardi: «Varese merita un vero teatro d’opera»

VARESE – Tosca a Varese: buona la prima. Una prima attesa da due anni e mezzo (lo stop imposto dalla chiusura causa pandemia) quella andata in scena nella serata di ieri, giovedì 6 ottobre, al Teatro di Varese. Una prima in tutti i sensi: l’opera pucciniana, infatti, inaugura la stagione di appuntamenti promossa dal progetto InOpera Factory (si proseguirà con il Don Giovanni al Teatro Condominio di Gallarate il 22 ottobre e infine il 3 marzo le opere di Gian Carlo Menotti The Telephone e The Medium al Teatro Nuovo di Varese).

Un teatro d’opera per Varese

Due applausi a scena aperta e 15 minuti di pubblico in visibilio al termine dello spettacolo sanciscono il successo di un’opera che spinge ad una riflessione. Quella proposta da Serena Nardi, regista e direttrice artistica di InOpera Factory, dal palco dopo i ringraziamenti di rito e di cuore. «Grazie a tutti voi qui questa sera – ha detto Nardi – Voi siete la ragione per cui continuerò a portare avanti con forza la missione di avere finalmente a Varese un teatro d’opera con tanto di buca per l’orchestra». Altro lungo applauso di consenso.

Dark lady di plastica

Consenso da parte di un pubblico assolutamente conquistato da questa Tosca che diventa una “dark lady di plastica” (i due grandi messaggi sono quello dell’abuso della plastica che ci danneggia e diventa sinonimo di un’imitazione di vita e il Noir, non a caso l’opera è quasi in bianco e nero) e che muore schiacciata (o soffocata) dalla plastica, in una sublimazione del suicidio collettivo (nell’opera pucciniana Tosca si uccide per amore gettandosi da Castel Sant’Angelo) al quale il genere umano sta andando incontro continuando nel suo abusare.

Tosca contemporanea

Una Tosca contemporanea quella arrivata in scena anche grazie al sostegno di Comune di Varese, Regione Lombardia, Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, Fondazione Comunitaria del Varesotto, Fondazione Cariplo, associazione Ma.Ni e Cuamm Medici con l’Africa, che racconta un fatto storico lontano (quello della battaglia di Marengo) partendo da una bugia. La finta sconfitta di Napoleone che porterà a galla Uomini e No, per dirla alla Vittorini.

Speriamo nel bis

Sostenuta dalla precisione e dalla leggerezza puntuale dell’Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane diretta dal Maestro Stefano Giaroli (orchestra costretta a stare in scena per l’assenza, appunto, dell’apposita buca giustamente invocata da Nardi) l’opera pucciniana scorre e lascia segno. Tre gemme incantano: il Cavaradossi di Danilo Formaggia, il Barone Scarpia di Marzio Giossi e lei, Tosca alias Renata Campanella. La seconda è artista capace di giungere non solo sino all’ultima fila con la sua voce, ma addirittura sino all’ultimo cuore presente in teatro. La prima, invece, è donna umanissima nel suo amore geloso che tanto dolore è capace di suscitare quanto di sopportare. E tanta dignità dimostra nel non cedere al ricatto sessuale (che data dalla notte dei tempi) di Scarpia osservando severa, dopo averlo ucciso: “Davanti a lui tremava tutta Roma”. Buona la prima. Speriamo nel bis.

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