“Mater Amabilis”: il volto di Maria in un’opera donata alla chiesa di Corgeno

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VERGIATE – Si chiama “Mater Amabilis” l’opera che un’artista di Corgeno, Luisa Garzonio ha donato alla chiesa nella frazione di Vergiate. Si tratta di un volto di Maria, un 90×140 centimetri, realizzato con pastelli su carta. Verrà esposto venerdì, 25 marzo, dopo la messa, alle 17.

Un percorso di quattro anni

Garzonio, architetto e pittrice che inizia la sua carriera espositiva nel 1990, ha deciso di accettare la proposta che le venne fatta nel 2018: realizzare un volto di Maria Santissima, da installare nella piccola cappella laterale della chiesa di San Giorgio a Corgeno. «Uno spazio molto semplice, senza alcun elemento di pregio architettonico», dice l’artista. «Ma importante per la presenza del santissimo, posto in un tabernacolo laterale». Da lì, è iniziato un percorso che è durato quattro anni. «Pensai subito di cominciare, conscia dell’importanza del tema. Riguardai con attenzione le foto del mio archivio fotografico, cercai volti di giovani donne. Alcune già mi avevano affascinato per la possibile associazione al suo viso, quello di Maria Santissima. Mi avvalsi anche del repertorio dei volti di Madonna nella storia dell’arte, ricercando il senso dell’evanescenza dei contorni, come quelle dei maestri ,e mi chiesi anche, cosa fosse contemporaneo».

Classicismo e verosimiglianza

La giovane donna rappresentata «resta sempre la stessa», aggiunge. «Da Leonardo a Medjugorje, Maria santissima è eternamente giovane. Nell’evanescenza leonardesca, nella popolarità caravaggesca, nella perfezione edonistica di Raffaello. Maria è ragazza tra le ragazze. Scelsi così un viso, quello della ragazza del treno». Venere realizzata questa seconda versione, che oggi viene esposta, «la cui postura è classica, riflessiva, quasi in ascolto. Contemporanea, in quanto immagine imitata, legata all’eterno, che è originata dalle riflessioni sulla pittura italiana e prende le sembianze di ragazza dei nostri laghi, come un’attualizzazione, che incarna un’idea di bellezza, casta e familiare». Ha scelto la «verosimiglianza, cercando comunque di superare lo stereotipo, pur innestando il lavoro, nella tradizione dell’immagine sacra, partendo da un volto vero. Prima di concludere il lavoro ho sentito l’esigenza di inserire una rosa, quasi cosmica, in omaggio alla definizione “rosa mistica” nelle litanie dedicate a Maria».

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