Vignati, direttore medico Asst Ovest Milanese: «500 ricoveri, ma teniamo»

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LEGNANO – «Non c’è nessun collasso del sistema e nessun contagio fuori controllo. Chi dice questo evidentemente avrà i suoi motivi. Il nostro territorio, che va dal confine con la provincia di Varese fino a quella di Pavia e di Milano, vive in una realtà assolutamente di tenuta del sistema, come tiene il sistema sanitario regionale». Eugenio Vignati, direttore medico dell’Asst Ovest Milanese, rassicura i cittadini: «L’assistenza – spiega a Malpensa24 – viene garantita a tutti senza particolare difficoltà. Certo, siamo sotto pressione, ma reggiamo bene ed efficacemente anche sotto pressione».

Dottor Vignati, com’è possibile questa “resistenza” della vostra Asst?

asst ovest milanese emergenza covid19 vignati«Avevamo previsto alcune situazioni e stiamo reagendo in funzione delle previsioni che ci eravamo fatti. Dopo la prima ondata, non abbiamo mai smesso di monitorare il territorio e di prepararci per quanto era prevedibile. A cominciare dal costituire un percorso con la massima sicurezza e differenziazione per i malati Covid-positivi affinché non potessero intersecarsi con quelli negativi, e viceversa. Da subito, per i primi abbiamo allestito uno spazio diretto che parte fin dal Pronto Soccorso. Tra i due percorsi non esiste alcuna promiscuità. E poi abbiamo preordinato nella logica delle cure intensive, sub intensive e ordinarie, secondo le indicazioni della Regione. Siamo anche presenti in Fiera a Milano. Certo, è difficile, ma teniamo. Se non si prevede, non si sa reagire: stiamo reagendo perché abbiamo efficacemente previsto quello che sarebbe capitato».

Quanti posti letto sono attualmente occupati da pazienti Covid a Legnano e negli altri tre ospedali dell’Asst che li accolgono?

«Ad oggi, venerdì 13 novembre, a Legnano sono ricoverati in 261, a Magenta quasi 150 e ad Abbiategrasso 85, quindi in tutto quasi 500. Cuggiono rimane Covid Free, perché questo ci permette di portare in cura, e quindi di reggere, coloro i quali sono Covid-negativi sia subacuti sia per la riabilitazione, qualunque essa sia. Siamo una realtà “hub” e dobbiamo ricoverare pazienti non solo provenienti dall’Ovest Milanese ma anche da altre Asst e con qualunque necessità, che sia di cardiochirurgia, cardiologia e cardiologia interventistica, neurochirurgia vascolare o neurologia. In questa seconda ondata la Regione ha indicato la nostra come area di destinazione per ostetricia-ginecologia anche per Covid-positive. Per questo, nonostante la denatalità, a Legnano c’è una crescita del numero dei parti».

Quanti dei pazienti Covid da lei citati sono in terapia intensiva?

«Qualche decina, più quelli della Fiera. Ma quello che è più importante è il profilo del paziente che arriva: da quelli con sintomi deboli che però necessitano di ossigenazione fino a quelli intubati, ci sono diversi gradi di gravità. E noi possiamo far fronte a tutti. Abbiamo tutto sotto controllo, non ci sono rischi di infezioni o promiscuità. Questa organizzazione ci permette di guardare al futuro con molta serenità. Certo con impennate dei contagi potremmo avere difficoltà, ma ad oggi il sistema della sanità regionale tiene. Questa è la realtà».

Che cosa è cambiato rispetto alla prima ondata?

«I pazienti sono relativamente più giovani e con situazioni meno gravi. L’altra volta è esplosa la necessità delle terapie intensive, che oggi rimane importante ma contenuta. Oggi, secondo i nostri dati degli accessi in Pronto Soccorso, l’indice di contagio si è dimezzato: mentre qualche settimana fa i ricoverati a Legnano erano dai 35 ai 45 al giorno, ora sono scesi da 15 a 25. Speriamo che questa media tenga, siamo abbastanza fiduciosi».

Quali difficoltà e ritardi nelle cure sta causando l’emergenza Covid per le altre terapie? Ad esempio, a Legnano il reparto di urologia domenica scorsa è stato trasferito in ortopedia e poi, 48 ore dopo, quasi svuotato per creare nuovi posti-letto destinati a pazienti Covid.

«Premesso che i letti non sono mai assegnati a un’unica Unità operativa, abbiamo organizzato l’ospedale secondo le caratteristiche e l’intensità delle cure. Non si devono fare allarmismi ingiustificati. Dovendo modulare l’attività, a parità di posti (non si può pensare di procedere con tutti i ricoveri illimitatamente) si è ridotto il numero delle disponibilità in ambito chirurgico, come indicato dalla Regione. Nel caso specifico, i pazienti sono stati sempre inseriti in un contesto chirurgico ma con altre discipline, posizionate su un unico piano con il 40% dell’ospedale riservato solo a queste. Poi si vedrà se operare o meno in funzione della gravità. L’assistenza è sempre garantita. Non da ultimo, la Regione ha detto che se non si può ritardare un intervento si può trasferire altrove il paziente, con o senza équipe, per poterlo operare, come accade a Legnano con ostetricia».

Quale segno lascerà questa emergenza sull’Asst e, più in generale, sulla sanità lombarda?

«Come in tutte le situazioni di difficoltà emerge la parte migliore, con la possibilità di rispondere in funzione dei veri valori che non possono essere dimenticati: la salute, la garanzia delle cure e il trattamento uguale per tutti. Perché il Servizio sanitario nazionale è fatto per dare risposte concrete. La nostra risposta è stata la capacità di organizzarsi e di lavorare in rete: così, ad Abbiategrasso vanno i subacuti solo positivi, a Cuggiono solo negativi. A Legnano e a Magenta, che sono più grandi, deve trovare spazio una realtà bene organizzata con una “doppia vita”, sia di Covid negativi che percorsi per i Covid positivi. Questa che stiamo vivendo è un’esperienza forte, molto dura. Le confido che la giornata alla fine è davvero vissuta, ma con un retrogusto di soddisfazione di aver compiuto veramente il proprio dovere e di aver lavorato in una logica positiva e propositiva».

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