VISTO&RIVISTO Blue Bayou: non perfetto ma intenso e necessario

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di Andrea Minchella

VISTO

BLUE BAYOU, di Justin Chon (Stati Uniti- Canada 2021, 112 min., Sky Premiere).

Il film emoziona. Parecchio. E questo, spesso, deve essere l’aspetto principale che dovrebbe accompagnare la visione di un film di cui non sappiamo molto. Certo, a tratti risulta pretenzioso, forse in certi momenti ci sembra troppo chiassoso o retorico. Forse, ma l’emozione che ci pervade per quasi tutta la durata di “Blue Bayou” è sincera e destabilizzante, come è sincera e destabilizzante la capacità poliedrica del giovane ma preparato Justin Chon, sud coreano nato in California, famoso per aver interpretato Eric Yorkie nella mitica saga vampiresca “Twilight”.

Chon, infatti, scrive, produce, dirige ed interpreta una piccola ma intensa storia di immigrazione, rifiuto, famiglia e rivalsa e l’ambienta in uno dei paesi più contraddittori del pianeta: gli Stati Uniti. Il regista inserisce la sua straziante storia in un America molto europea, quella meridionale, proprio a New Orleans in cui risiedono molte comunità asiatiche. Qui vive Antonio LeBlanc, un giovane coreano adottato quando aveva tre anni, sua moglie Kathy, una potentissima Alicia Vikander, e la figliastra Jesse, avuta da Kathy ed il suo ex marito Ace. La giovane Kathy porta in grembo la figlia di Antonio che cerca, quindi, disperatamente un lavoro stabile che possa garantire una maggiore tranquillità alla famiglia che si sta per ingrandire.

Ma Antonio, amato immensamente da Kathy e addirittura chiamato “papà” dalla piccola e molto precoce Jesse, si accorge subito che la sua fisionomia e il suo passato fatto di alcuni reati lo mettono completamente fuori gioco dalla vita e dalla comunità. La faccenda si complica quando Ace, ex marito di Kathy e poliziotto, assiste ad una discussione tra Antonio e Kathy. La tensione scoppia a causa di un collega di Ace, razzista e senza scrupoli, che spinge Antonio a reagire alle sue provocazioni portandolo all’arresto.

Quando ci sembra di aver assistito già ad una raccapricciante ingiustizia e ad una stupida prepotenza ecco che la storia prende corpo e ci lascia attoniti davanti ad una umana e straziante incapacità di reagire all’enorme tempesta che spesso si scaglia su di noi quando meno ce l’aspettiamo. Antonio LeBlanc risulta essere immigrato clandestino e dunque dovrà, volontariamente o con la forza, abbandonare il paese. E così scopriamo che molti bambini asiatici adottati tra gli anni ottanta e novanta rischiano l’espulsione poiché i documenti spesso presentati all’epoca non risultano effettivamente validi oggi. Antonio, dunque, deve reagire per non perdere quella famiglia che ha costruito con fatica e amore e che non ha mai avuto. Antonio deve racimolare subito dei soldi per pagare un avvocato che possa aiutarlo a tentare un’alternativa prima che sia costretto ad abbandonare il paese.

Chon confeziona una storia fortemente iconografica che mette in luce le contraddizioni di un paese che sembra spesso intenzionato a punire piuttosto che a sanare o a cercare di farlo. Spesso persone ignare e totalmente innocenti si ritrovano incastrati in un meccanismo burocratico miope che cerca apparentemente di tutelarsi da “invasioni straniere” che in realtà non avvengono ma che, invece, spesso sono ricche di manodopera che hanno reso gli Stati Uniti la potenza economica che conosciamo.

Chon realizza, seppur con qualche errore stilistico e grammaticale che gli possiamo perdonare, un racconto in cui la poetica incontra i corpi segnati dei protagonisti, la morte e la vita che si incastrano in un mosaico commovente ma pieno di speranza, e gli sguardi innocenti e dolci di Antonio, Jesse e Kathy, che sembrano essere uniti da un legame che nessuna legge assurda potrà mai rompere.

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RIVISTO

COME UN TUONO, di Derek Cianfrance (The Place Beyond the Pines, Stati Uniti 2012, 140 min.).

Ryan Gosling in un potente e movimentato film sulla paternità, sulla famiglia e sui figli che spesso devono fare i conti con le colpe o gli errori dei padri. Cianfrance, dopo l’intenso “Blue Valentine”, mette da parte la delicatezza narrativa a favore di una cruda e sincera storia del destino e delle scelte che un uomo può fare non curandosi delle conseguenze.

Egregiamente diretto, “Come Un Tuono” ci regala, oltre all’ossigenato Gosling, una sensuale Eva Mendes ed un centrato Bradley Cooper. Asciutto e a tratti snervante, questo film va rivisto, o visto, perché privo di qualsiasi cifra retorica o ammiccante che lo impoverirebbe.

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