VISTO&RIVISTO La fantasia è l’antidoto alla violenza

minchella visto rivisto

di Andrea Minchella

VISTO

BENVENUTI A MARWEN, di Robert Zemeckis (Welcome to Marwen, Stati Uniti 2018, 116 min).

Elaborare il lutto. Esorcizzare la morte. Inventare un mondo migliore in cui riusciamo a vivere serenamente, nonostante i nostri dolori, i nostri limiti, le nostre fragilità e le nostre paure. È ciò che facciamo sempre, o quasi. Spesso non ce ne accorgiamo, ma la proiezione di noi stessi in una realtà dove le cose vanno come devono andare, è un’attività che spesso, nei casi più complessi, aiuta in maniera terapeutica a superare momenti particolarmente difficili, in cui l’esistenza stessa è messa pericolosamente in discussione.

Robert Zemeckis decide di raccontare una storia vera. Una storia che, se fosse stata intercettata da un altro regista, correva il rischio di essere rappresentata in maniera lineare, convenzionale, in cui l’aspetto umano rischiava di diventare l’unico filo conduttore di una vicenda fatta di violenza, intolleranza, diversità.

Zemeckis, invece, decide di mettere a disposizione tutta la sua esperienza e la sua primordiale passione per gli effetti visivi. Decide che questa triste storia può essere raccontata in una maniera originale. Decide che questa vicenda agghiacciante può essere raccontata ai bambini di tutto il mondo. E per bambini, Zemeckis, intende tutti i bambini, anche quelli che risiedono comodamente nei corpi e nelle menti degli adulti.

Qui Zemeckis strizza l’occhio all’atavico desiderio di chiunque di giocare con le bambole, di giocare con le miniature, di giocare con un mondo molto più piccolo del nostro, in cui ogni evento viene deciso dal giocatore, e non da un destino che nessuno sa chi scrive, e che spesso nasconde avvenimenti cruenti e dolorosi. La stravaganza, qui, è uno degli antidoti più efficaci contro un mondo fatto di superficialità che, inevitabilmente, quando viene sollecitato risponde con tutta l’aggressività possibile.

Steve Carell ci regala un’altra interpretazione sublime: Mark Hogancamp, e il suo pupazzo che sembra essere più vivo di un qualsiasi mediocre attore in carne d’ossa, mette perfettamente in scena l’uomo buono, semplice, libero, che accidentalmente incontra un gruppo di vigliacchi e ne resterà segnato per tutta la vita. Continue autocitazioni, poi, rendono questo bel lavoro di Zemeckis un’opera originale e intrigante: si testa la preparazione e la fedeltà dello spettatore nei confronti del camaleontico Robert Zemeckis.

 

RIVISTO

ANOMALISA di Charlie Kaufman e Duke Johnson (Stati Uniti 2015, 90 min).

Kaufman ha abituato tutto il mondo alle provocazioni e alla surrealtà allo stato puro. Scrittore, sceneggiatore, produttore, regista, Kaufman esprime la sua poliedricità in questo potente film, girato tutto in stop-motion, in cui dà vita a delle bambole, facendo loro vivere un’intensa e breve storia d’amore.

Grazie ad un lavoro minuzioso di vero e proprio artigianato, i pupazzi attori in certi momenti assumono espressioni che neanche un bravo attore riesce ad assumere così facilmente. La poesia che si libera dalle inquadrature e dalle parole che compongono una profonda e ben articolata sceneggiatura, tocca lo spettatore nell’intimità più nascosta, stimolando, anche qui, l’atavico desiderio dell’uomo di inscenare, con pupazzi o marionette, una vita migliore, un mondo più gradevole di quello in cui in realtà viviamo. E il risultato finale soddisfa pienamente il pubblico e la critica. Estremamente toccante e poetica la scena in cui Lisa, con un filo di voce, canta “Girls Just Want to Have Fun” di Cindy Lauper

 

Minchella visto rivisto – MALPENSA24