VISTO&RIVISTO La potenza di Netflix e la debolezza delle idee

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di Andrea Minchella

VISTO

GLASS ONION- KNIVES OUT, di Rian Johnson (Glass Onion: A Knives Out Mystery, Stati Uniti 2022, 140 min.).

La corazzata Netflix sbarca sulla piattaforma il giorno prima di Natale con il secondo episodio di “Cena con Delitto” del 2019 e totalizza ascolti da record. In effetti “Glass Onion” è il perfetto prodotto per famiglie che a Natale si radunano davanti al televisore per trascorrere qualche ora di svago con film senza pretese e senza particolari significati subliminali. Il prodotto cinematografico/televisivo di Natale deve rilassare, far sorridere, ma mai far riflettere o instillare ansia e angoscia. E così Netflix, che ha acquistato per una cifra record i diritti di questa sorta di “franchise” ideato da Rian Johnson (uscirà il terzo capitolo molto presto), decide di realizzare un racconto più complesso e movimentato del primo ma che ricalca sempre quel genere giallo alla “Agatha Christie” che non stanca mai soprattutto se aggiornato e ben raccontato. “Glass Onion” infatti tocca le principali fasi dello sviluppo di un giallo classico, ma inserisce elementi e personaggi propri dell’età e della società contemporanee.

Oltre al detective Benoit Blanc, che sembra un personaggio a metà tra Liberace e Poirot, spicca il miliardario Miles Bron la cui figura sembra un’inedita miscelazione tra il “nerd” Mark Zuckerberg e l’egocentrico Elon Musk. Tra i personaggi, poco approfonditi ma volutamente descritti solo nelle caratteristiche più superficiali, ritroviamo vari stereotipi che intasano l’attualità leggera e inutile che abita molti “social media”. C’ è la modella attempata che cerca una rivincita nella moda. C’ è il palestrato/tatuato/vanitoso che si arricchisce grazie alle sue “performances” (non si sa di cosa) che lo hanno reso milionario. C’ è la senatrice che ha appena tradito il suo elettorato approvando una centrale elettrica inquinante. C’ è lo scienziato “green” che non esita a cambiare idee se correttamente remunerato. A chiudere la squadra di personaggi c’è la bellissima Helen che anni prima aveva creato, insieme a Miles Bron, una gigantesca azienda energetica dalla quale, però, ad un certo punto era stata estromessa a causa di divergenze etiche con il socio.

Il racconto si incentra sul miliardario Bron, interpretato da uno stanco e molto invecchiato Edward Norton, che invita i suoi vecchi amici per un week end di gioco e di relax nella sua sontuosa villa sperduta nel mare greco. Quella villa diventa il palcoscenico dove si susseguono finti, veri e presunti omicidi e dove gli invitati, tutti collegati al padrone di casa, faranno di tutto per continuare ad essere amici speciali dell’eccentrico Bron.

La storia, più dinamica ed articolata del primo capitolo, risulta comunque sbiadita a favore di una movimentazione frenetica dei personaggi e delle loro storie. La spiegazione che il detective Blanc, interpretato da un brillante Daniel Craig, ci fornisce durante il racconto sembra essere ridondante se applicata ad una sequenza di eventi troppo lineare e poco sorprendente. Il ritmo e la tecnica di riprese sono equilibrate e gli attori riescono ad imprimere un discreto fascino allo svolgimento della storia. Ma complessivamente il film sembra essere una copia sbiadita del primo, già con parecchie lacune sostanziali.

Netflix spende milioni di dollari anche per assicurarsi prodotti certamente ben fatti ma che non osano più di tanto e che fanno il pieno di spettatori in periodi, come a Natale, in cui la quantità vince sulla qualità e sulla omogeneità di offerta proposta. Netflix, però, si assicura, anche grazie a prodotti come questi, la libertà di produrre o distribuire opere più particolari e poetiche come, per esempio, l’imminente “La Vita Bugiarda degli Adulti” tratta dall’opera di Elena Ferrante.

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RIVISTO

INVITO A CENA CON DELITTO, di Robert Moore (Murder by Death, Stati Uniti 1976, 94 min.).

Un film unico nel suo genere. Non è solo la parodia del filone giallo che in quegli anni ancora aveva tanto da dire. La presenza di Peter Sellers, David Niven, Peter Falk e dello scrittore Truman Capote trasforma questo film in un brillante e umoristico ritratto sul cinema e sulla letteratura di genere che spesso si prendono troppo sul serio.

L’opera smonta auto referenzialità di molti autori, scrittori ed attori che spesso vivono sospesi e lontani dal pubblico che, in realtà, ne può decidere il successo o l’estinzione. Film delizioso che vale la pena rivedere.

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