VISTO&RIVISTO Nel 2021 la censura è la peggiore violenza

minchella mordini circeo

di Andrea Minchella

VISTO

LA SCUOLA CATTOLICA, di Stefano Mordini (Italia 2021, 106 min.).

Stefano Mordini si conferma un autore capace ed attento alla ricostruzione minuziosa e sincera della storia recente del nostro paese. Insieme ai bravi Massimo Gaudioso e Luca Infascelli trasforma il bel libro di Edoardo Albinati in un film cupo e necessario che ripercorre uno dei delitti più efferati e significativi del nostro passato più recente. Nel Settembre del 1975 in quella villa al Circeo veniva perpetrata una violenza cieca ed assurda non solo ai corpi indifesi di Donatella e Rosaria, ma anche ad una società civile che non si è fatta influenzare da una concezione malata, politicamente e socialmente, di una mascolinità disturbata e in pericolo. Proprio da quegli eventi tragici incomincerà una lunga e sofferta riflessione sui limiti della percezione di una violenza sessuale come reato contro la morale e non contro la vittima. Solo nel 1996 lo stupro verrà classificato come atto criminale grave contro la persona.

Roma. Anni settanta. Nel bel mezzo dei movimenti studenteschi e rivoluzionari, una certa borghesia romana credeva di poter vivere un’esistenza tranquilla e pacifica frequentando luoghi e spazi apparentemente lontani da tutti i cambiamenti, anche violenti, che la società stava vivendo.

E proprio l’Istituto Cattolico in cui la vicenda si svolge sembra essere uno di quei luoghi protetti e isolati. In realtà quegli ambienti diventano terreno fertile per assurde e pericolose prese di coscienza di alcuni ragazzi che credono di appartenere ad una classe superiore e che, dunque, possono pensare ed agire come meglio credono. La percezione errata e distorta della propria sessualità e della propria appartenenza sociale daranno il via ad una sempre più pericolosa coscienza criminale che giustificherà qualsiasi evento. Ragazzi in realtà abbandonati dalle loro famiglie, si ritrovano a compiere azioni di cui non comprendono fino in fondo il significato e le possibili conseguenze.

Il delitto del Circeo non è altro che il punto più estremo di una tale coscienza collettiva criminale. La violenza che si sviluppa e colpisce due ragazze indifese è una violenza politica e sociale. Colpisce due ragazze ma colpisce anche due individui della periferia romana.  L’omicidio del Circeo viene concepito ed attuato da ragazzi che vivono dietro la facciata perbenista di matrice religiosa. Essi tollerano un sistema gerarchico duro e spietato basato, in realtà, sulla sopraffazione e sulla errata concezione di superiorità dell’uomo sulla donna. Tutto si risolve, nel caso, con una generosa donazione dei genitori verso l’istituto che i figli frequentano.

Mordini sceglie accuratamente un cast di ragazzi giovani capaci e pronti ad interpretare una generazione persa e disorientata. Poi sceglie alcuni tra gli attori più preparati per interpretare la generazione precedente a quella dei ragazzi protagonisti della vicenda: Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Valeria Golino, Valentina Cervi e Fabrizio Gifuni danno, in un certo senso, il bollo di credibilità e di qualità all’intero progetto di Mordini. La sceneggiatura è limpida e lineare e ben si accosta al ritmo in crescendo della pellicola.

Seppur gli ultimi venti minuti siano molto forti a causa della sincerità che il regista decide di utilizzare per la narrazione del delitto, risulta disorientante ed ingiustificata la censura che rende questo film vietato proprio a quei ragazzi che, per primi, dovrebbero prendere coscienza di cosa sia stata la violenza cieca di ragazzi come loro, e di quanto un tema così delicato possa essere benissimo declinato ai giorni nostri. Vietare quest’opera ai minori di diciotto anni è come vietare di capire, o cercare di farlo, uno dei delitti più violenti della nostra storia recente e, più importante, di comprendere cosa abbai portato quei ragazzi a compiere una mattanza tanto inspiegabile quanto efferata.

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RIVISTO

ARANCIA MECCANICA, di Stanley Kubrick (A Clockwork Orange, Stati Uniti- Regno Unito 1971, 136 min.).

Un capolavoro che nel 1971 fu capito da pochi. All’inizio rimaneva impressa solo la violenza fine a sé stessa. Poi negli anni l’opera di Kubrick ha cominciato ad essere compresa e guardata in profondità. Kubrick, grazie all’interpretazione corporale di Malcom McDowell, realizza un manifesto sull’evoluzione pericolosa e irreversibile di una società sempre più caratterizzata dall’ossessione delle immagini e dalla violenza.

Tratto dal romanzo distopico di Anthony Burgess, “Arancia Meccanica” diventa una tappa obbligata per chi il cinema lo vuole studiare e capire.

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