VISTO&RIVISTO Quando il cattivo diventa tridimensionale diventa reale

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di Andrea Minchella

VISTO

JOKER, di Todd Phillips (Stati Uniti 2019, 123 min.).

Questa è la storia vera di Joker. Questa è la vita vera di Joker. Todd Phillips ci accompagna dentro l’anima di uno dei cattivi più inquietanti ed enigmatici della letteratura fumettistica mondiale. Joaquin Phoenix diventa, con una capacita’ recitativa straordinaria, un Joker umano e profondamente attuale. L’intero progetto rompe definitivamente gli schemi semplificativi che i film del genere “super-eroi” hanno mantenuto, fino ad oggi, per poter facilmente incontrare il desiderio ed il piacere di un pubblico numeroso e sparso in tutto il mondo.

Se Nolan, con la sua trilogia di “Batman”, aveva riportato il pipistrello di Gotham City in un mondo in cui il male e i cattivi avevano una componente piu’ realistica e articolata, Phillips con il suo “Joker” catapulta lo spettatore in un universo molto simile a quello attuale, in cui la violenza, non di rado, sembra diventare l’unico e disperato veicolo di calore umano da parte di quei disperati che sono stati accantonati e dimenticati da una società sempre più sorda e anestetizzata. La pellicola, che ci mostra una Gotham molto lontana dalla citta’ disegnata da Bob Kane e da Bill Finger, racconta in maniera analitica e lineare le ragioni per cui un uomo puo’, ad un certo punto della sua esistenza, trasformarsi e diventare uno spietato ed apparentemente freddo assassino. Si indaga sul disagio e sulla difficile capacita’ di relazionarsi di un ragazzo la cui vita e’ stata caratterizzata dalla mancanza di affetto e di calore. La totale assenza di sensibilita’ e di umanita’ nella vita del difficile Arthur daranno vita ad una trasformazione dolorosa e simbolica che cambieranno per sempre i connotati ad un ragazzo sensibile e profondo.

La bravura di Phillips, che scrive questa perfetta sceneggiatura senza sbavature o banali compromessi, sta nel voler spiegare le ragioni del male, trasformando Joker non nel cattivo “per definizione”, come avveniva nei precedenti capitoli del super-eroe pipistrello, o nelle barocche puntate di “Batman e Robin” degli anni settanta, ma nel cattivo “per testimonianza”. Come ci spiega Massimo Recalcati nel suo “Il Complesso di Telemaco”, il padre non puo’ piu’ esigere rispetto per un dogma o per una verita’ assoluta ed indiscutibile, ma deve guadagnarsi la sua rispettabilita’ grazie alla “testimonianza”, appunto, grazie, quindi, al suo esempio nel vivere in prima persona le cose che vuole trasmettere al figlio. Cosi Joker, agli occhi dello spettatore piu’ esigente e piu’fragile, diventa il cattivo della vicenda spiegandoci e testimoniandoci le ragioni violente e disumane che lo hanno portato a diventare cinico e grottesco.

Phoenix riesce, dopo “The Master” di Anderson, a cristallizzare un carattere estremamente complesso e clinicamente irriconoscibile. La sua risata schizofrenica e singhiozzata, giustamente tenuta in lingua originale anche nella versione italiana, diventa un grido d’aiuto che nessuno vuole ascoltare o cercare di interpretarne le profonde ed ancestrali motivazioni.

“Joker”, insomma, e’ un riuscitissimo racconto che forse, lascera’ delusi gli appassionati del “cinecomics”, ma che, certamente, colpira’ nel cuore e nell’anima dei tantissimi spettatori sempre alla ricerca di riflessioni puntuali ed analisi sincere sulle complesse e a volte inspiegabili problematiche del mondo che ci circonda.

RIVISTO

RE PER NA NOTTE, di Martin Scorsese ( The King of Comedy, Stati Uniti 1983, 109 min.).

Una piccola storia amara e intima di un disagio che si trasforma in un atto di violenza. Martin Scorsese, a tre anni dal capolavoro “Toro Scatenato”, realizza questo cinico racconto di un comico incompreso, Rupert Pupkin, che per ricevere la giusta attenzione alla sua carriera mai decollata, decide di rapire il famoso conduttore e comico Jerry Langford. Il film ci descrive l’incapacita’ di comunicare di Rupert, un camaleontico e centrato Robert De Niro, e l’incapacita’ di ascoltare di Jerry, un drammatico e potente Jerry Lewis. Lo scontro generazionale che spesso lascia sul campo di battaglia morti e feriti, diventa il filo conduttore di un piccolo ma intenso racconto dello “Showbusiness” americano degli anni ottanta. Forse meno conosciuto tra i successi di Scorsese, questo film merita una seconda visione per poterne apprezzare l’attualita’ dei temi e del registro narrativo.

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