VISTO&RIVISTO Quando l’amicizia diventa strumento di guarigione

minchella visto rivisto

di Andrea Minchella

VISTO

COPIA ORIGINALE di Marielle Heller (Can you Ever Forgive Me?, Stati Uniti 2018, 107 min.).

Un piccolo gioiello. Una pietra rara. Uno di quei film che, seppur con qualche imperfezione, riesce a colmare in maniera appagante e puntuale il nostro desiderio di una bella e forte fiaba evocativa. Questa è una storia di amicizia, di riscatto. Questo è un film che riesce a parlare di depressione e di solitudine, senza cadere mai nella terribile e pericolosa banalità di linguaggio che temi del genere rischiano sempre di stimolare.

Domani sera sapremo se Melissa McCarthy riuscirà a conquistare l’oscar come miglior attrice, sicuramente la sua interpretazione è parte integrante e predominante dell’intero racconto. Guardando lo schermo vediamo una donna piccola e sola che ci sembra da subito di conoscere da molto tempo. Ci sembra di conoscere le sue abitudini. Ci sembra di conoscere perfettamente la sua casa. Ad un certo punto ci ritroviamo ad essere coinvolti in prima persona nelle sue vicende. Non si parla di crimine, ma si parla di arte, di fantasia, di arrangiarsi e di creazione. In maniera originale e poetica, viene raccontata la stravagante avventura di una spigolosa ed originale biografa di New York che per fronteggiare una crisi economica e, più grave, una profonda crisi artistica, decide di inventarsi un crimine abbastanza redditizio che si basa sulla pura e preziosa fantasia di falsificare lettere autografe di scrittori americani degli anni quaranta e cinquanta. Lee Israel, realmente vissuta in una New York frenetica e fortemente disgregante degli anni novanta, vive a riparo dagli esseri umani che, molto probabilmente, non riescono ad entrare in contatto con una personalità apparentemente dura e granitica, ma in realtà patologicamente sensibile e desiderosa di un contatto umano.

Questo racconto, che passa dai libri ai gatti, dalle lettere autografe ai bicchieri di wisky, scolpisce nella pellicola una delle amicizie cinematografiche più profonde degli ultimi anni.

Un piccolo film, dunque, che maneggia con cura temi forti ma ben strutturati che lo rendono perfettamente equilibrato e terapeuticamente utile per la nostra anima.

RIVISTO

LA MIGLIOR OFFERTA di Giuseppe Tornatore (Italia 2013, 107 min.).

“In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico”. Questa frase viene pronunciata da un impeccabile ed elegantissimo Geoffrey Rush che è il protagonista inquieto e naif di questo strepitoso film di Tornatore; ad un certo punto del racconto, infatti, cerca di dare una spiegazione che possa giustificare l’intera vicenda di cui involontariamente si ritroverà ad essere una vittima. Per tutto il film egli si muove tra ricche aste, preziosi quadri, preferibilmente ritratti di donna, misteri ed un innamoramento folle e annientante.

Giuseppe Tornatore, che scrive una storia tecnicamente perfetta quasi come il suo grandioso “Una Pura Formalità”, mette in scena un intreccio articolato e complesso che si dipana in un mondo in cui tutto deve essere bello: i vestiti, i quadri, gli oggetti che invadono la misteriosa casa in cui vive la giovane e bella Claire. Un mondo in cui tutto deve essere vero, autentico. Un film, questo, pieno di dettagli e preziose riflessioni che possono essere colte anche dopo diverse visioni.

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