VISTO&RIVISTO Quando la follia mette ordine alla nostra mente

minchella professore pazzo visto

di Andrea Minchella

VISTO

IL PROFESSORE E IL PAZZO, di Farhad Safinia (The professor and the Madman, Irlanda 2019, 124 min.).

Troppa carne al fuoco. E un braciere troppo piccolo. Questo primo lungometraggio di Safinia, conosciuto anche con lo pseudonimo di P.B Sherman, soffre di una eccessiva bulimia di temi, emozioni e registri. La storia vera, che racconta di Sir James Murray e della sua azione straordinaria di dar vita alla prima edizione dell’Oxford English Dictionary, promossa e supervisionata dall’esigentissima Oxford di metà Ottocento, si intreccia con la figura emblematica e sconcertante di Chester Minor, un assassino schizofrenico che collaborerà preziosamente per anni alla realizzazione del maestoso progetto. Per raccontare già solo queste due vicende il regista, troppo acerbo per un impegno così complesso, avrebbe dovuto probabilmente dar vita ad una sceneggiatura più articolata e meglio costruita. A causa, infatti, di un registro troppo spesso superficiale e appiattito, l’intera opera disorienta lo spettatore, sbalzato continuamente tra la vicenda della realizzazione dell’ambizioso dizionario, e la struggente vicenda personale dello schizofrenico ex soldato americano.

La bravura quasi autoreferenziale di due giganti come Gibson e Penn non basta a dare una struttura solida ad un film in cui manca essenzialmente la presenza di un regista in grado di coordinare in maniera rigorosa tutte le arti che compongono un lungometraggio. Sherman, che all’attivo ha soltanto la collaborazione alla sceneggiatura di “Apocalypto” diretto da Mel Gibson nel 2006, non riesce ad imprimere una giusta dose di personalità alla troppo spesso superficiale narrazione degli eventi. Il saggio di Winchester “L’assassino più colto del mondo” del 1998, da cui il film prende spunto, esplorava in maniera più scientifica la parte dedicata a Murray, e in maniera più originalmente intimista la parte dedicata ai collaboratori di Murray e, soprattutto, a Chester Minor, che fornirà spesso aiuti preziosi e unici, anche a causa della sua delirante schizofrenia. Trasformare questo saggio, interessante anche per l’involontaria ma centrale analisi sull’importanza delle parole e della loro connessione con il linguaggio, era un’operazione complessa e ambiziosa, che solo un regista con un’esperienza solida e matura avrebbe potuto tentare di realizzare.

Una vicenda, questa, molto importante anche per il contesto storico in cui si svolge: un impero britannico maestoso che incominciava a vacillare; la lingua dell’impero più ampio dell’epoca che viene catalogata e racchiusa nel più ambizioso progetto letterario di quel periodo, per significare della presunta predominanza linguistica inglese sull’intero pianeta terra. Anche quest’aspetto della vicenda avrebbe dovuto essere meglio raccontato e meglio incastrato con le due storie principali.

RIVISTO

A BEAUTIFUL MIND, di Ron Howard (Stati Uniti 2001, 130 min.).

Giustamente questo film fu la consacrazione artistica di Ron Howard. Oltre ad aver scelto una originale quanto avvincente storia vera, Ron Howard diede vita ad un racconto cinematograficamente quasi perfetto. La sceneggiatura diventava una protagonista assoluta insieme ad un sorprendente Russell Crowe, vicinissimo all’Oscar di quell’anno. La storia, incredibilmente vera, parla di un genio, John Forbes Nash, Nobel per l’economia nel 1994, che è affetto da schizofrenia di tipo paranoide e che continuerà per tutta la vita a dividersi tra calcoli matematici e fughe da pericolose spedizioni di militari russi che lo vorrebbero morto. Anche in questa storia la forza dell’amore riesce ad avere un effetto terapeutico sul profondo disturbo che il protagonista manifesterà sin da giovane età. Il ritmo del racconto riesce ad essere perfettamente cucito addosso ad un magistrale e realistico Russell Crowe, e a tutti i personaggi che gli ruotano attorno. Una storia profonda e fortemente iconografica che in Ron Howard è riuscita a trovare il giusto interprete per diventare così un’opera unica e terapeuticamente efficace.

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