VISTO&RIVISTO Se la pioggia diventa uno stato d’animo

minchella allen giorno pioggia

di Andrea MInchella

VISTO

UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK, di Woody Allen (A Rainy Day in New York, Stati Uniti 2019, 92  min.).

Un film sull’anima. Una commedia topografica e“metereografica” allo stesso tempo. Woody Allen confeziona una bella storia d’amore e di cultura. Una storia sull’amore per la cultura e sulla cultura dell’amore. Il prolifico autore newyorkese ci racconta di come una grande città possa essere lo specchio della nostra anima. Con gli aspetti più ludici, quelli più oscuri e quelli più complessi che si miscelano in una piovosa giornata qualsiasi. Assistiamo ad una metamorfosi amorosa tra il protagonista, un bravissimo Timothée Chalamet, la sua fragile e acerba fidanzata, la sempre centrata Elle Fanning, e una serie di personaggi mitografici che i due incontrano nel loro piccolo ed intenso viaggio dentro la metropoli più analizzata e“iconografizzata” del cinema.

Il viaggio d’amore di Gatsby e Ashleigh diventa la cornice per una serie di vicende collegate tra loro che danno vita a nuove situazioni inaspettate. Il filo conduttore è, appunto, l’arte: dal cinema, forse la forma d’arte più falsa ed insidiosa, si passa alla musica, vera e terapeutica, fino alla pittura, intensa e coloratissima, della mostra in cui Gatsby e Shannon, un’esplosiva e pacata Selena Gomez, si cercano e si scoprono. Gatsby, in attesa che la sua fidanzata si liberi dall’intervista al famoso regista Pollard, vaga per New York incontrando vecchi amici, la sorella di una sua ex fidanzata, la propria madre, regina delle buone maniere, che proprio nei giorni del suo soggiorno newyorkese ha organizzato un “party” in cui vorrebbe che il figlio partecipasse.

A quella festa Gatsby ci va, ma senza Ashleigh. Alla festa il giovane ragazzo avrà un duro e chiarificatore confronto con la spigolosa e dura madre che darà una svolta definitiva alla sua vita, fino a quel momento, indefinita e incolore, come il cielo di New York nelle giornate piovose. Ashleigh, intanto, è ancora dispersa tra esagerati “parties”, uno sceneggiatore tradito dalla moglie e un attore spagnolo che fa tremare Hollywood per il suo accento “spagnoleggiante” e per la sua superficiale bravura attoriale.

Allen fissa con la sua solita chiarezza analitica e fobica una vicenda semplice ma fortemente mitografica. Il pianoforte dei pianobar, la macchina dello sceneggiatore sotto la pioggia, il set in cui Gatsby si ritrova a recitare, sono solo alcuni dei simboli forti ed evocativi della cinematografia di Allen. Una bella riflessione, questa, sul potere del cinema di mentire e soggiogare, a differenza della musica che esce direttamente dall’anima di chi la fa: perfetta e poetica la scena in cui un bravo Chalamet suona il pianoforte in casa della bella Shannon, cantando una intima e toccante canzone del passato. Una bella riflessione, questo racconto, sulle crisi di identità che ognuno di noi ciclicamente vive, ma che con la giusta ironia e la necessaria passione possono essere superate e trasformate in preziosi spunti per dare nuove direzioni alle nostre vite.

Emblematico e iconografico il nome del protagonista: solo un ragazzo di nome Gatsby può portarsi dentro una potente e pronta ad esplodere voglia di cambiare le carte sul tavolo, e di rovesciare completamente l’essenza sella sua esistenza. Omaggio di Allen ad una New York che sempre si presta alla fantasia e alla creatività che sono l’ossigeno per una società sempre in metamorfosi, pronta ad accogliere nuovi spunti e desiderosa di miscelarsi con ogni forma d’arte che essere umano sia capace di generare.

***

RIVISTO

ANYTHING ELSE, di Woody Allen (Stati Uniti 2003, 108 min.).

Jerry, Amanda e David. Una sorta di Trinità laica che dà vita a questa interessante e intima commedia del veterano Allen. Ambientata a New York, la storia tratta del giovane autore comico, interpretato dal promettente Jason Biggs di “American Pie”, che si innamora della bellissima e sfuggevole Amanda, una strepitosa Christina Ricci, e che si “confessa” con l’anziano David Dobel, anch’egli autore, interpretato dallo stesso Allen.

La storia prosegue tra tradimenti, scene surreali di litigi familiari, e progetti per una vita nuova. L ‘ispirazione artistica e l’amore sembrano camminare nella stessa direzione, creando nel giovane Jerry non pochi momenti di dubbio e sconforto. Ma il desiderio e il progetto di una nuova esperienza daranno all’insicuro autore lo stimolo per cambiare radicalmente la propria esistenza. Da rivedere, come ogni film di Allen, per la sua potente capacità terapeutica verso le anime dubbiose, sognatrici e desiderose di dialoghi dissacranti.

minchella allen giorno pioggia – MALPENSA24