VISTO&RIVISTO Storia d’amore universale ai tempi della byte-generation

minchella cinema visto rivisto

di Andrea Minchella

VISTO

AFTER, di Jenny Gage (Stati Uniti 2019, 91 min.).

Anche i teenagers piangono. Questo enorme progetto, che nasce da storie lette su internet da migliaia di ragazzi, e che, grazie all’abilità manageriale/letteraria di Anna Todd, si trasformano in una serie di romanzi da cui è tratto il film “After”, cerca di rappresentare il complesso e spesso imperscrutabile mondo dell’’adolescenza che rimane, in fondo, una difficile fase della vita, senza connotazione geografica o temporale. Cerca, ma non sempre riesce nel suo intento. Il grosso limite di pellicole di questo tipo, infatti, è che non forniscono spunti o stimoli utili ad una riflessione, ma si limitano a semplificarne i tratti principali e a rappresentarne gli aspetti più romantici, dimenticandosi, spesso, di tentare di raccontare ciò che di più indecifrabile e misterioso vive nelle pieghe di una difficile quanto centrale età di crescita che ognuno di noi ha vissuto.

A parte questo, il film è comunque ben realizzato, con un montaggio scenico e di musiche che perfettamente si presta ad un ritmo più vicino al mondo dei ragazzi che a quello dei grigi e lenti adulti. Gli ingredienti di una storia d’amore ci sono tutti: una bella ragazza casta e timida, un ragazzo tenebroso e ribelle, che proviene da una famiglia ricca e potente, un campus universitario multi razziale in cui si studiano i classici della letteratura, dai romanzi della Bronte a “Orgoglio e pregiudizio”. Il tutto legato da una colonna sonora ricercata e che incorpora tutte le più recenti canzoni che hanno collezionato milioni di “download” da parte di giovani di tutto il mondo. Insomma una storia accuratamente farcita da simboli e iconografie proprie di un universo giovanile in continua e quasi schizofrenica mutazione.

Un racconto che cerca di isolare il sentimento atavico dell’amore, per riempirlo con immagini d’effetto ben costruite e che tiene a debita distanza riflessioni o concetti che renderebbero la storia troppo sfuggente e articolata per un pubblico abituato sempre più ad un grado di attenzione vacillante e fortemente collegato ad una realtà massivamente tecnologica e freneticamente virtuale. Il film ha l’importante funzione, comunque, di far appassionare un pubblico sempre più inebriato dalle foto e dalle “stories”, formato smartphone, di Instagram, raccontando per quasi due ore una storia rappresentata sul grande e troppo vecchio schermo cinematografico. E siccome andare al cinema rimane, insieme a frequentare un teatro, un’importante azione culturale che resiste nell’era dello streaming e delle piattaforme a pagamento, a questo film va dato il merito di essere riuscito a mettere in movimento una generazione che oggi difficilmente, anche per la dilagante crisi economica, frequenterebbe sale o multi-sala cinematografiche.

Sicuramente l’inizio di una serie fortunata,” After” si autoproclama come possibile sostituto di importanti saghe cinematografiche, come “Twilight” o “Hunger Games”, che ciclicamente invadono i cinema con la speranza, spesso soddisfatta, di incassare milioni di dollari dando vita anche a eventi che travalicano la sola strada cinematografica, diventando veri e propri fenomeni di costume in grado di influenzare le sempre recettive ed attente masse di ragazzini di tutto il mondo.

RIVISTO

9 SETTIMANE E ½, di Adrian Lyne (9 ½ Weeks, Stati Uniti 1986, 111min.).

La rivoluzione erotica cinematografica degli anni ottanta. E non solo. A parte il clamore che suscitò alla sua uscita, per via delle scene più spinte, il film rimane ancora oggi come uno dei più riusciti e struggenti film sulla difficoltà di vivere una relazione fino in fondo con un’altra persona. Liberamente ispirato ad un mediocre romanzo dei primi anni ottanta in cui una quarantenne manager americana racconta della sua storia tormentata con un artista malato ed accentratore, il film si libera di luoghi comuni e banalità e decide di raccontare in maniera mitografica il cambiamento netto e traumatico della società americana moderna: da sognatrice e romantica, negli anni settanta, a individualista e freneticamente disattenta degli anni ottanta, in cui la Finanza e le mostre d’arte contemporanea sembrano diventare, nelle grandi metropoli, gli unici luoghi in cui, in forme diverse, si possano vivere emozioni forti o si può entrare in contatto con altri individui, spesso fragili e soli come noi.

Il racconto vede centrali le vicende di Elizabeth, magistralmente interpretata da una giovane ma già profonda Kim Basinger, che viene letteralmente “rapita” dalla bellezza stravolgente e dalla profonda ed oscura anima del broker finanziario John, un Mickey Rourke perfetto e ancora lontano dal ring e dal bancone del bar. Una storia malata che rappresenta, con una raffinata ricercatezza di particolari ed una scrupolosa narrazione di importanti dettagli, la possibilità che ognuno di noi può, inspiegabilmente, essere attratto da qualcosa che, nel tempo, può minare la propria persona fino a metterla seriamente in pericolo. Il mistero dell’amore e delle nostre scelte, apparentemente scellerate, vengono qui descritti magistralmente in un’opera che ha più di trent’anni, ma che risulta ancora oggi stilisticamente fresca e sostanzialmente innovativa.

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