72 Locarno Film Festival, dal 7 al 17agosto voce del cinema alternativo

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LOCARNO – Se si immagina un Festival del cinema aperto, indipendente, alternativo, uno spazio di vera libertà dove poter vedere un mondo ‘altro’, dove tematiche sconosciute diventano motivo di discussione, Locarno è il posto giusto. La città svizzera ospita la rassegna internazionale – che fa concorrenza a Venezia, Berlino, Cannes, Toronto ma su un piano diverso – dal 7 al 17 agosto. Solo il Sundance, a questi livelli, corre parallelo alla ricerca del senso e non delle pellicole di cassetta. Ma il 72 Locarno Film Festival ha qualcosa di più: un rapporto con l’Italia, e con Milano, fortissimo fin dalla sua nascita che testimonia di un legame identitario e rivendicato del Canton Ticino con la nostra cultura.

Numeri importanti dimostrano il lavoro certosino, tutto elvetico, degli organizzatori nello scandagliare l’universo immaginario della macchina da presa: sono: proposti 128 film della selezione ufficiale fra i 246 complessivi scelti fra oltre i 4.000 arrivati da ogni continente. Al Pardo d’oro concorrono 17 lungometraggi di cui 14 in prima mondiale.
Al concorso internazionale l’Italia prende parte con Maternal (Hogar) della regista Maura Delpero: un film, coproduzione con l’Argentina, che apre uno spazio di verità perché racconta la convivenza di suore che hanno fatto o devono fare voto di castità in un centro per ragazze madri a Buenos Aires. Lu e Fati sono due madri adolescenti che vivono nella casa di accoglienza religiosa. Suor Paola vi arriva per prendere i voti. Accostandosi alla maternità delle due si troverà in difficoltà. Affrontando un tema sociale di rilievo, in un Paese in cui l’aborto non è ancora legale, Maternal – passaggio alla finzione di Delpero – parte da un luogo emblematico in cui ragazze incinte, spesso minorenni, convivono con donne che non saranno mai madri. Su questa tensione sotterranea lavora con delicatezza costruendo una narrazione che vive degli sguardi e dei silenzi delle protagoniste.

In Piazza Grande, sala cinematografica all’aperto da 8 mila posti fra le più grandi d’Europa, Magari di Ginevra Elkann, nipote di Gianni Agnelli, con Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher, aprirà – occasione evidente di enorme prestigio – la manifestazione. E’ una prima mondiale e un’opera prima. Il film – nella sezione ne vengono proposti 19 – sarà introdotto dalla regista: è una produzione italo-francese. In sintesi ripercorre l’infanzia di tre fratelli figli di genitori divorziati fra fine anni Ottante e inizio dei Novanta, una storia che potrebbe disvelare intrecci psicologici importanti anche grazie a due attori di spessore. Alma, Jean e Sebastiano, figli di genitori divorziati, da Parigi arrivano a Roma per far visita al padre. Durante una vacanza, le tensioni in famiglia emergono. Un tuffo nell’infanzia e nell’atmosfera dorata di quegli anni attraverso lo sguardo di tre fratelli stretti nel desiderio di sentirsi una famiglia. Tra sogni e responsabilità, Elkann guida un ricco cast di attori in un film dolce e struggente, come un ricordo infantile. Un esordio consapevole e sincero, baciato dalla grazia di chi ha conservato l’innocenza fatata e feroce dei bambini.

La rassegna punta – spiegano l’eterno e bravissimo presidente Marco Solari e la neo direttrice artistica francese Lili Hinstin – ai giovani, al rinnovamento continuo, alla massima libertà espressiva e indipendenza.
Fra le star c’è Hilary Swank che riceverà il Leopard Club Award: la sua presenza, il 10 agosto incontra il pubblico, è accompagnata dalla proiezione di Boys Don’t Cry di Kimberly Peirce (1999) e Million Dollar Baby di Clint Eastwood (2004), i due film che le sono valse l’Oscar come miglior attrice protagonista. A John Samuel Waters, indimenticabile regista e attore di Grasso è bello (Hairspray), va invece il Pardo d’onore. Il critico e autore Enrico Ghezzi, creatore della trasmissione notturna Fuori Orario su Rai 3, ottiene il nuovo Premio Utopia.
Tra i film cosiddetti blockbuster vengono proiettat ‘Once Upon a Time…in Hollywood’ di Quentin Tarantino e ‘Diego Maradona’ di Asif Kapadia. Attesa, fra le tante pellicole valide, anche per le opere prime The Nest (Il Nido) di Roberto De Feo, l’austro-tedesco 7500 di Patrick Vollrtah e l’olandese Instinct di Halina Reijn.

La retrospettiva Black Light rappresenta l’impegno di una riflessione politica contemporanea sulla rappresentazione delle minoranze: da Pam Grier ad Ousmane Sembène, da Jean Rouch a Melvin Van Peebles e con la presenza eccezionale di Euzhan Palcy incarna la volontà di ripensare la Storia del cinema al di là dei canoni occidentali che l’hanno santificata.

Angela Bruno

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