8 settembre, quando morì l’idea di patria

lodi settembre patria

di Massimo Lodi

Ottant’anni fa, 8 settembre del ’43: ecco la data disonorevole. Peggio: luttuosa. Ancora peggio: catastrofica. Significò il tradimento degl’italiani verso i tedeschi, la vendetta dei tedeschi, la tragedia degl’italiani. L’angoscia della guerra civile, il tormento di drammi fratricidi, l’incapacità a comprendere come il tutto potesse accadere. Come poté accadere?

Gl’italiani tradirono i tedeschi perché obbligati a farlo. C’era un Paese da salvare, e il prezzo del salvataggio non importava: anche il più alto ne sarebbe valsa la pena. Si decise di pagarlo. Ma sbagliando il modo. Gl’italiani che comandavano tradirono gl’italiani che obbedivano. Soldati lasciati senza direttive e protezione, cittadini lasciati senza informazioni e regole, la nazione lasciata a sé stessa ovvero allo sbando. Una nazione che agli occhi dell’ex amico divenuto nemico apparve consequenziale alla sua cinica attitudine: voltare gabbana d’improvviso. La mattina del giorno in cui firmammo l’armistizio, Badoglio rassicurò l’ambasciatore di Hitler a Roma -dandogli la parola di militare d’onore- che un armistizio non l’avremmo mai firmato. Difatti.

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Massimo Lodi

Ma i tedeschi avevano già tradito, e di gran lunga, assai prima che noi li tradissimo. Tradirono nel ’39, invadendo la Polonia a pro d’una guerra che l’alleanza con l’Italia non prevedeva d’innescare. Tradirono marciando sulla Russia e attaccando gli Stati Uniti: nessun accordo aveva preceduto le decisioni. Furono, si capisce, tradimenti meritati, dato il contenuto dello scellerato Patto d’acciaio. E altrettanto meritato si rivelò il voltafaccia cui si trovarono di fronte i nazisti. Ma il guaio lo patirono gli estranei alle decisioni e alle controdecisioni, costretti a subirle: gli arruolati nell’esercito, gl’inermi cittadini.

Morì allora l’idea di patria. Che aveva assunto un profilo lontano dall’idea di patria risorgimentale: la patria tronfia e ingannatrice propagandata dal fascismo, la patria svilita e delusa dalla monarchia, la patria cronicamente inadeguata a essere quella di tutti e pronta di volta in volta a essere quella di qualcuno. Un’idea di patria riscattata dal sacrificio dei combattenti per la libertà, e però anch’essi -subito dopo il conseguimento dell’obiettivo- divisi da conflitti non solo ideologici e non solo politici. L’8 settembre avviò un processo disgregatore che ogni successivo 8 settembre si pensò in via d’ultimazione o, con il passare del tempo, finalmente ultimato. Invece sembrerebbe (sembra) proprio di no: il processo continua, in altre forme e sotto diverse/non smentibili spoglie. Ma continua. L’idea di patria ci rimane estranea, il concetto di patrioti resta un’astruseria, la patria e i patrioti figurano ormai solo come categoria sportiva, purché si conquistino trofei: se no, perfino su questo ci dividiamo. Lo spirito repubblicano incarnato da un grand’uomo come Mattarella rappresenta l’eccezione alta d’una classe politica di basso rango. In cui si rispecchia chi l’ha votata, salvo pentirsi di fronte alle attese tradite. Di fronte a tanti 8 settembre.

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