A Lodi meno casi che a Varese, è la prima volta. Terapie intensive, da Roma “picche”

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Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia

MILANO – Una speranza da Lodi, l’ennesimo schiaffo da Roma. Si può sintetizzare così la giornata del governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana, in prima linea nel combattere contro l’emergenza coronavirus, insieme ai medici e agli infermieri lombardi che si stanno facendo in quattro negli ospedali, e insieme ai cittadini che iniziano ad accogliere le raccomandazioni contenute nei decreti messi in campo per contenere la diffusione del contagio.

Un “10” di speranza

Dalla provincia di Lodi arriva un numero che accende la speranza: gli appena 10 casi positivi in più registrati nel bollettino quotidiano dell’emergenza, un aumento mai così risicato nella zona che è stata l’epicentro del contagio. Basti pensare che in provincia di Varese tra ieri e oggi si sono registrati 27 nuovi contagiati (il totale sale a 125), quasi il triplo della provincia di Lodi, che però ne ha in tutto 1133. «I dati di oggi (13 marzo), come ho avuto modo di sottolineare più volte, evidenziano in maniera chiara e inequivocabile che nell’ex zona rossa il contagio sembra stia rallentando – sottolinea il presidente Fontana – nel resto della Lombardia a farci mantenere alto il livello di guardia è, invece, soprattutto il trend dei ricoveri in terapia intensiva. Ma ci auguriamo che le misure stringenti applicate a tutta la Regione contribuiscano ad arginare la diffusione del virus anche nel resto della Lombardia».

Il bollettino del contagio

I numeri. Quelli di oggi, venerdì 13 marzo, mostrano una crescita costante dell’infezione. Il numero complessivo di tamponi positivi sale a 9.820, poco più di mille in più rispetto a ieri, 12 marzo, anche se ci sono “in coda” ben 569 tamponi in corso di verifica. I decessi salgono a 890 dall’inizio dell’emergenza: altri 146 da ieri. I pazienti ospedalizzati sono 4.435, meno di 200 in più rispetto a ieri, dato che mostra un trend che l’assessore al welfare Giulio Gallera aveva sottolineato con fiducia, mentre quelli ricoverati in terapia intensiva sono 650, altri 45 in più proprio come ieri. In isolamento domiciliare 2650 persone e dimessi dagli ospedali 1198, più di 100 rispetto a ieri. Numeri che confermano una crescita «costante ma non esponenziale» che lascia aperta la speranza di poter arrestare il contagio grazie alle misure di rarefazione della vita sociale introdotte nei giorni scorsi.

Rischia di saltare l'”ospedale” in Fiera

Se la Lombardia è in trincea, la cattiva notizia arrivata da Roma, dove il dipartimento della Protezione civile nazionale ha risposto “picche” alla richiesta di Regione Lombardia di avere apparecchiature (in particolare i letti di terapia intensiva) e personale medico e infermieristico per allestire l’ambizioso nuovo padiglione “ospedaliero” riservato alle terapie intensive negli spazi del convention center MiCo messi a disposizione dalla Fondazione Fiera di Milano. «La protezione civile non è assolutamente nelle condizioni di rispettare quello che ci aveva promesso – fa notare con rammarico il presidente Attilio Fontana – quindi non ci può fornire i presupposti per realizzare questa specie di nuovo ospedale. Noi ci stiamo guardando in giro per capire se riusciremo a trovare i presidi che ci servono, speriamo che si riesca a trovare un’alternativa ma in questo momento è estremamente difficile. Come Regione, stiamo verificando se, sul mercato internazionale, si possano trovare queste dotazioni». Una lettera in questo senso è partita in direzione Germania, per sbloccare l’esportazione dei respiratori promessi alla Lombardia dalla cancelliera Angela Merkel.

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