Abuso in atti d’ufficio da presidente delle Comunità Montana: assolto Magrini

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VARESE – Non ci fu nessun abuso in atti d’ufficio: assolti Marco Magrini (all’epoca presidente), gli assessori e i dipendenti della Comunità Montana Valli del Verbano. La sentenza è arrivata ieri, martedì 23 febbraio, al termine del processo che si è tenuto al tribunale di Varese. «Si chiude una vicenda che mi ha accompagnato in questi ultimi anni – ha dichiarato Marco Magrini – e la sentenza dice nero su bianco che abbiamo sempre operato nel rispetto delle regole e delle leggi. Non posso che essere soddisfatto».

Non c’è stato reato

Si chiude nel migliore dei modi per Marco Magrini, ex presidente della Comunità montana Valli del Verbano una vicenda che risale al 2013. Anno in cui l’accusa ha prospettano nei confronti di Magrini e di altri amministratori l’abuso in atti d’ufficio, in relazione ad alcuni rinnovi contrattuali, votati dalla giunta, nel momento in cui la società era in liquidazione. E insieme a Magrini, oggi sindaco di Masciago Primo, referente di Ats Insubria per l’emergenza Covid e da qualche giorno nel team di lavoro del super commissario di Regione Lombardia per il piano vaccini Guido Bertolaso, sono stati assolte altre 6 persone. Ovvero: Mauro Fiorini, Alessandro Malnati e Silvano Ronzani, oltre ai funzionari dell’ente montano Danilo Bevilacqua e Massimo Colosio e al liquidatore della Valcuvia Servizi, Roberto Nicoletti.

Tutto è iniziato nel 2013

A finire sotto la lente d’ingrandimento dei giudici, nel 2013, fu un contratto con oggetto “Attività strumentali alla gestione del servizio rifiuti”. L’importo era di 107 mila euro. E si trattava di fatto dell’adeguamento a due contratti già in essere tra Valcuvia Servizi e Comunità Montana nel 2009 e 2011. Documento con il quale la Comunità montana Valli del Verbano affidò alla Valcuvia Servizi nuovi compiti. Soprattutto di natura amministrativa, compreso l’uniformare le banche dati dei Comuni con l’obiettivo di aumentare la raccolta differenziata e ridurre i costi.

Contratto che, secondo l’accusa, non avrebbe potuto essere stipulato poiché la società era già in liquidazione e di conseguenza non avrebbe potuto assumere nuovi impegni. Anche se gli obiettivi contrattuali furono di fatto raggiunti.