Il cda di Accam chiederà di far slittare la chiusura della società al 2027

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BUSTO ARSIZIO – Far slittare la chiusura di Accam al 2027. E’ questa, in sintesi, la richiesta alla quale sta lavorando il Cda del termovalorizzatore e che verrà messa in discussione nella prossima Assemblea dei comuni soci, la quale dovrebbe venire convocato prima della fine di settembre.

Il futuro di Accam è il primo grande nodo da sciogliere dopo la pausa vacanziera. Una situazione davvero complessa e delicata e che potrebbe essere arrivata a un bivio importante: allungare la dead line dello stop e permettere al Cda di compiere in maniera più serena tutte le operazioni previsti nel piano industriale, oppure mantenere il 2021 come data di dismissione. Opzione quest’ultima che potrebbe aprire scenari davvero pesanti: dalla liquidazione in bonis della società, che comunque comporterebbe quasi certamente un ulteriore aumento delle tariffe, alla messa in vendita dell’impianto, fino alla più pensate, ovvero al fallimento.

Ipotesi slittamento chiusura

L’intenzione di sottoporre la richiesta di slittamento di chiusura dell’attività è al momento un’indiscrezione. Fondata. Poiché pare che il Cda stia ancora lavorando alla stesura di un documento da sottoporre all’assemblea dei comuni soci. Una relazione nella quale si spiegano le ragioni di tale richiesta. Alcune delle quali facilmente intuibili. La data di stop del 2021, infatti, è ritenuta troppo vicina per mettere in atto le strategie stabilite. Come ad esempio quella di allargare l’ingresso a nuovi soci, i quali di certo “fuggirebbero” non trovando conveniente il dover entrare a far parte di una realtà con la “data di scadenza” già fissata e per di più imminente. Insomma occorre tempo. Per raddrizzare la rotta e sistemare i conti.

Ad ogni modo nella prossima assemblea dei soci si parlerà dei vari scenari futuri possibili per evitare il peggio, ovvero il fallimento. E la prima via che verrà percorsa pare sia proprio la richiesta di allungare la vita all’inceneritore. Proposta che, una volta passata in Assemblea, dovrà poi essere discussa in tutta i consigli comunali. Altro passaggio delicato, poiché qualora venisse bocciata, gli scenari, già di per sé piuttosto delicati, si farebbero davvero burrascosi.

Insomma si lavora per cercare di dipanare una matassa ingarbugliata. Ma anche per evitare il peggio. Poiché se da un lato l’eventuale liquidazione della società non sarà certo indolore sotto il profilo economico per i Comuni soci, il fallimento sarebbe una mazzata finanziaria. Penali da pagare e il discorso della bonifica del terreno da mettere a quel punto in preventivo sono veri e propri spauracchi. Resta sempre sul tavolo la cessione dell’impianto. Ma anche questa strada contempla un “salto nel buio”. Significherebbe di fatto perdere totalmente il controllo sull’impianto e sulle attività che gli eventuali futuri proprietari porteranno avanti.

 

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