Alessandro Austini: “Friedkin? Trattativa appesa a un filo con poche possibilità di successo”

 

La trattativa per il cambio di proprietà in casa Roma è appesa a un filo. Percentuali di riuscita, al momento, sono molto basse, ma come ha spiegato il giornalista de Il Tempo, Alessandro Austini, uno dei più attenti osservatori del mondo giallorosso, “tutto può comunque cambiare in poco tempo”.

Scusi Austini, a oggi quante possibilità ci sono che la Roma passi di proprietà?

A oggi la percentuale è ovviamente ancora più bassa rispetto a marzo quando praticamente eravamo alle firme dei documenti. Se non ci fosse stata la fine del mondo, chiamiamola così, sarebbe stato annunciato il passaggio di proprietà. Oggi è cambiato tutto. La Roma era uno sfizio costosissimo del Gruppo Friedkin e gli sfizi non te li puoi concedere in tempi di pandemia. A oggi la sensazione delle persone vicine al dossier è che non ci siano molte possibilità che si riparta con l’operazione.

Percentuale di riuscita dunque bassissima?

Massimo 15-20%. Ovviamente è un giochino. Neppure Friedkin potrebbe sapere oggi quante siano le percentuali. Ma tutto può cambiare all’improvviso, se ad esempio il mondo dell’auto, core business del gruppo, dovesse decollare a breve.

Trattativa appesa a un filo o saltata definitivamente?

Trattativa appesa a un filo mi piace

Interessi alternativi a Friedkin ce ne sono?

Qualcuno nei mesi scorsi si era manifestato ma non concretamente. Da quando si è saputo che un affare che sembrava fatto si è poi complicato alcuni operatori del mondo finanziario si sono riattivati per allacciare nuovi contatti. In passato sicuramente un interesse c’è stato da parte della CVC, la società che si sta proponendo per l’acquisizione dei diritti televisivi. Loro avevano manifestato un interesse, nessuna offerta, ma poi sono spariti.

Con Pallotta ancora proprietario quale sarebbe lo scenario?

La voglia di vendita nasce dalla volontà di Starwood e degli altri soci di minoranza di disimpegnarsi. Immagino che Pallotta andrebbe a cercare qualcuno per sostituire i soci di minoranza che intendono disimpegnarsi e al tempo stesso si impegnerebbe nella ricerca di nuovi proprietari. Pallotta si è comunque distanziato. Da oltre due anni non viene a Roma. È evidente che in questo momento sia molto distante.

Sentimento che prevale nel tifoso e cronista Austin rispetto al momento?

Il discorso è da allargare oltre il calcio. Il paese non si può bloccare per un problema che riguarda soprattutto una parte della nazione. E lo dico con il massimo del rispetto verso le migliaia di vittime. Se però il mondo riparte è giusto ripartire anche con il calcio che è un’industria, una delle prime dieci in Italia. Non mi voglio sostituire ai medici, ma credo che sia arrivato il momento di decidere per la riapertura.

Nell’ipotesi restasse Pallotta alla guida della Roma che situazione avremmo di fronte?

La Roma è una società troppo sbilanciata nel rapporto costi e ricavi. La Roma, però che è appena ripartita con una nuovo progetto, non può permettersi di perdere giocatori architrave perché poi l’entusiasmo che si sta cercando di generare verrebbe subito meno. Fonseca mi piace molto. È un grande valore aggiunto. Sono preoccupato dalla gestione. Una società che non si mantiene da sola qualche preoccupazione ovviamente la genera.

Ma oggi si naviga a vista?

Più che navigare a vista, si è impostata una stagione pensando: tanto ce ne andiamo via. Le non cessioni che non sono arrivate dipendono proprio dall’idea che tanto ci avrebbe pensato qualcuno e poi però ciò ha portato a ciò che sappiamo.

E dunque quale sarà la strada per fare plusvalenze? Vendere giocatori importanti o cosa?

In teoria, come fanno tante società o come ha fatto anche l’anno scorso la Roma con lo scambio Spinazzola- Pellegrini, si possono fare scambi che generano plusvalenze.
Non lo so. Vediamo. Intanto il FFP pare possa essere sospeso per quest’anno. È ancora presto per dire come si muoveranno.

Se Pallotta resta, considerando il rapporto già deteriorato con buona parte della piazza, è pensabile possa vendere pezzi pregiati anche per non infiammare ulteriormente l’ambiente?

Non mi pare che lui si preoccupi molto della situazione ambientale. Ma in questo momento è ancora prematuro fare queste valutazioni. Era stato tutto impostato e pensato con il cambio di proprietà. E’ scritto anche nella semestrale. Adesso ci si trova ad aver fatto il passo più lungo della gamba senza il nuovo imprenditore.

La squadra che si taglia gli stipendi è un bel segnale di compattezza?

È stato un bel segnale. Hanno rinunciato a una mensilità. Le altre tre sono state spalmate nei successivi anni di contratto. Non parliamo di filantropi, ma comunque è un bel segnale che vuol dire che c’è fiducia tra giocatori, club e società.

Il mancato passaggio di proprietà può avere ripercussioni sul rendimento della squadra?

Ormai i giocatori sono abituati al fatto che le proprietà siano transitorie. Le ripercussioni semmai sono sul futuro. Magari qualcuno che vuol vincere potrebbe guardarsi intorno scegliendo un progetto più ambizioso. Sulle prestazioni non credo ci siano ripercussioni, sul futuro sì.

Alessandro Austini Roma-MALPENSA24