Tende come camici, disinfettanti diluiti, minacce: il film horror della RSA Accorsi

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LEGNANO – Tende da doccia come dispositivi di protezione dal coronavirus per il personale. Il disinfettante? Acqua e sapone, o gel diluito con acqua per risparmiare. Mentre le mascherine mono strato venivano spruzzate con acqua e candeggina e fatte asciugare per riciclarle. Erano queste le misure di prevenzione adottate alla RSA Accorsi di Legnano. Tende e disposizioni della direzione le potete vedere nelle fotografie qui riprodotte. Le prime sono state tagliate per ricavarne quattro camici per gli operatori della struttura, che si scambiavano fra loro alla fine dei rispettivi turni, mentre l’indicazione di lavarsi le mani solo con acqua e sapone «dopo ogni ospite» è stata scritta sull’agenda comune del reparto dalla coordinatrice. Non basta ancora: il film dell’orrore che andava in scena ogni giorno nella RSA legnanese prevedeva comportamenti antisindacali e abusi nei confronti dei dipendenti. Un copione reso ancora più inaccettabile dalla circostanza che il direttore della residenza per anziani è un sindacalista.

Tante, gravi lacune nell’assistenza

«Il direttore sindacalista – denuncia il candidato sindaco Franco Brumana, che ha raccolto le segnalazioni di dipendenti e familiari degli ospiti della RSA – ha messo a disposizione 4 camici multiuso facendo ritagliare tende da doccia confezionate dalla sua sarta. Non stupisce che vi siano stati tanti decessi in poco tempo e che la maggior parte degli operatori sia in malattia o in quarantena». Nella struttura mancavano medicine, bende, persino le flebo. Le condizioni dei pazienti erano talmente precarie che alcuni di loro sono finiti all’ospedale per disidratazione. Ma vi sarebbero stati anche casi di denutrizione, mentre le lenzuola di alcuni degenti non venivano cambiate.

Decessi saliti a 35

legnano rsa accorsi personaleCon l’esplodere dell’emergenza, gli ospiti con la febbre venivano portati in due stanze separate, curati con banali antipiretici (come tachipirina) e poi riportati nei loro reparti. Alle animatrici è stato ordinato di mettersi in ferie e così ogni comunicazione con i parenti si è interrotta. Il bilancio della gestione è terribile: l’ultimo decesso, oggi, giovedì 7 maggio, porta a 35 il totale dall’inizio dell’emergenza, con altri 13 ospiti ricoverati in ospedale e uno ricoverato nella RSA dall’ospedale. Attualmente risultano presenti 55 degenti, di cui solo 12 negativi al coronavirus. La RSA è divenuta un incubo anche per chi vi ha trovato lavoro: «I dipendenti – riferisce ancora Brumana – erano sottoposti a una specie di mobbing collettivo, con maltrattamenti verbali e con la prospettazione della perdita del lavoro nel caso in cui avessero rivelato all’esterno ciò che accadeva. Ancora adesso sono spaventati e vogliono restare anonimi quando riferiscono qualcosa». A tutti, vecchi e nuovi assunti, veniva di fatto imposta l’iscrizione al sindacato del direttore (la UIL). Il virus ha poi falcidiato il personale, in parte rimpiazzato con altro non adeguatamente preparato.

Primo incontro tra gestione e parenti

Ora si intravede finalmente qualche spiraglio. Questa settimana è arrivato un medico della Protezione Civile e ora si attendono alcuni suoi infermieri. Anche KCS si è mossa, inviando nella struttura il capo area Luca Secchi, che ha preso in carico la gestione e ha incontrato oggi una delegazione dei familiari degli ospiti. «Si preannunciano sanificazioni – informa il comitato dei parenti – e il completo ripristino del servizio di videochiamata. Secchi ha inoltre garantito report settimanali e incontri periodici con i parenti. Prendiamo atto della propensione a creare un clima costruttivo, allo stesso tempo restiamo vigili e in continua verifica dell’effettivo ed efficace risanamento della struttura sotto tutti i punti di vista».

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