Millantava amicizie con giudici in Brianza: condannato un bustocco

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BUSTO ARSIZIO – Giro di truffe tra la provincia di Monza Brianza e il Basso Varesotto: sei persone sono state condannate nelle ultime ore dal tribunale di Monza. In particolare si tratta di Maurizio F. 54 anni di Monza, condannato a tre anni e sei mesi di reclusione, Massimiliano R. 39 anni di Bovisio Masciago, condannato a un anno e sei mesi. Condanne anche per Daniela R., 58 anni, domiciliata a Busto Arsizio (due anni di reclusione), Alberto S. 74 anni di Lesmo (due anni di reclusione). Nove mesi di condanna, invece, per Simona D. M. 41 anni di Monza e per Bruna B. 66 anni di Villasanta. La sentenza è stata letta nelle ultime ore dal giudice, Letizia Brambilla.

La vicenda processuale

Anche la Procura di Monza, rappresentata dal viceprocuratore onorario, Luigi Pisoni, aveva chiesto la condanna degli imputati. Alla sbarra erano in sette: solo uno degli imputati, Alessandra B. 24 anni di Sovico, è stata assolta. Per gli altri sono piovute condanne. La vicenda è molto intricata. E si tratta di un giro da svariate decine di migliaia di euro. Secondo la ricostruzione i sei soggetti condannati, in concorso tra di loro, avevano manifestato la falsa possibilità a un individuo terzo, parte lesa nel procedimento, di recuperare un credito da 138mila euro circa vantato nei confronti di una società (materialmente ad agire inizialmente è Maurizio F.). Le figure chiave del clamoroso raggiro sarebbero state, oltre al Maurizio F., anche Daniela R., fantomatica responsabile del recupero crediti e un altro fantomatico dipendente (Massimiliano R.). Avevano millantato, sempre secondo la ricostruzione della Procura di Monza, conoscenze e parentele tra i magistrati e i cancellieri dei tribunali di Monza e di Desio, tali da consentirgli una riduzione dei tempi necessari per ottenere il pagamento. Volevano giustificare in questo modo il pagamento di un corrispettivo in cambio del servizio fantomatico che stavano offrendo per recuperare il credito. Sì perchè, secondo la loro truffaldina versione, c’erano dei professionisti che “stavano mandando avanti le pratiche di sequestro e di ingiunzione”.

E’stata contestata anche l’estorsione

Attraverso queste operazioni di messinscena erano riusciti ad appropriarsi di ulteriori 26.900 euro, in prima battuta, poi altri 14.700 euro. Somme che la vittima aveva versato di volta in volta in contanti, versamenti su carte prepagate e assegni. Alla figura chiave del raggiro è stata contestata anche l’estorsione visto che tra luglio e agosto del 2012 minacciò la parte lesa di consegnare 14.700 euro che l’imputato aveva raccontato di aver anticipato a suo nome a dei professionisti. Una circostanza mai avvenuta.

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