Angeli e demoni: la difesa chiede l’assoluzione dei medici della commisione

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BUSTO ARSIZIO – Parola alle difese: oggi, venerdì 20 dicembre, è stato, infatti, il turno in particolare di Paolo Valentini e di Roberto Cosentina, due figure apicali accusate nell’inchiesta “Angeli e Demoni”, sulle morti in corsia all’ospedale di Saronno, di favoreggiamento e omessa denuncia.

Cosa sapeva Valentini?

Valentini è difeso dagli avvocati di Milano, Matteo Cherubini e Gaetano Pecorella che ieri in aula davanti alla Corte d’Assise di Busto, hanno spiegato la loro linea difensiva: «Paolo Valentini – dice Cherubini – gestisce le persone, non cura i pazienti. Ha responsabilità rilevanti che non hanno però attinenza alla somministrazione di terapie ai pazienti in corsia. Valentini da oltre 10 anni svolge il ruolo di direttore medico di presidio. A nostro avviso si è incappato in un errore di fondo. Valentini alla luce della sua formazione, ruolo e funzioni, non era in grado di fornire un giudizio corretto e autonomo rispetto alle somministrazioni effettuate ai pazienti. Cosa sapeva Valentini? Aveva elementi seri per fare una segnalazione all’autorità giudiziaria? Non c’è alcun parallelismo tra sovradosaggio e condotta illecita. Il sovradosaggio quindi non è elemento sufficiente per determinare la segnalazione all’autorità giudiziaria. Valentini è stato accusato di aver insabbiato i casi di Cazzaniga. È la stessa persona che aveva segnalato ai carabinieri che Massimo Guerra aveva in corpo sostanze che non sapeva di assumere. Sapete cosa è successo? Che i carabinieri hanno perso la segnalazione del novembre del 2011».

Richiesta di assoluzione

L’avvocato Pecorella ha ribadito la richiesta di assoluzione per il proprio assistito: «Si è conclusa una prima fase dove non si può non riconoscere a Valentini la nascita di questa commissione. In vista dei lavori lui estrapola 8 casi che a suo avviso dovevano essere oggetto di valutazione. Perché estendere da un solo caso a 8, esaminando più di un anno di attività se la logica era quella di insabbiare per tutelare l’immagine dell’ospedale? Non siamo davanti a una commissione fantasma. Tre riunioni in cui ci sono anche opinioni contrastanti e Valentini vuole che queste differenze rimangano. La commissione non aveva elementi decisivi per esprimere la responsabilità di Cazzaniga ma non c’erano neppure elementi per escluderla. Se lo scopo era di mettere una pietra sopra le lettere degli infermieri è illogico e incomprensibile il motivo per cui sarebbe stato esteso l’oggetto della valutazione da un caso a otto. Di fronte al dubbio ci si deve rivolgere all’autorità giudiziaria? O si devono chiedere ulteriori approfondimenti magari anche attraverso integrazioni con consulenze? Per la Procura difronte al dubbio si diceva di denunciare, ma le cose non stanno così perché il pubblico ufficiale può denunciare solo se ha notizia di reato. La carenza di investigazione comporta una responsabilità? Era possibile compiere queste investigazioni? Era un obbligo giuridico? Che senso ha dire che sarebbe stato opportuno interrogare qualcuno di fronte al quale non esiste strumento per accertarne la verità? È utile fare questo? Credo fosse un accertamento non solo inutile ma addirittura dannoso».

È stato anche il turno di Roberto Cosentina, direttore sanitario all’ospedale di Seriate, ex direttore sanitario a Saronno, accusato di favoreggiamento e omessa denuncia. Cosentina è difeso dall’avvocato, Marco Zambelli del Foro di Bergamo: «Se ci fosse stata la volontà di insabbiare – spiega il legale – la commissione non avrebbe avuto potere dinchiesta. Se estendono i casi di valutazione da un episodio a otto faccio qualcosa di contrastante rispetto all’ipotesi della procura. Cosentina e Valentini (altro medico a processo) non avrebbero ampliato i poteri della commissione, estendendo i poteri di inchiesta della commissione, se ci fosse stata la volontà di insabbiare. Cosentina ha fatto bene ad attivare la commissione d’inchiesta? Nel momento in cui Cosentina riceve la segnalazione dal medico del presidio non ha le competenze per stabilire se fare una denuncia, ma istituisce una commissione che è lo strumento attraverso cui individuare eventualmente elementi che permetterebbero di disporre una denuncia. Avessero voluto insabbiare, sarebbe stato sufficiente mettere nel cassetto gli stessi casi che avevano deciso di studiare. Un fatto senza logica». Anche l’avvocato Zambelli ha chiesto l’assoluzione del proprio assistito.

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