Attacchi hacker al Bernocchi di Legnano: «Nessuna colpa dell’istituto»

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LEGNANO – Ha suscitato larga eco il deprecabile episodio lamentato da alcuni genitori e riportato da Malpensa24 sabato scorso, quando alcuni “disturbatori” hanno boicottato l’open day dell’Istituto “Antonio Bernocchi” di Legnano. Genitori e ragazzi che intendevano approfondire l’offerta formativa della scuola si sono trovati proiettati sullo schermo contenuti quali video hard, parolacce e imprecazioni di ogni genere (bestemmie comprese) con contorno di “viva Hitler” e via dicendo. Un’azione definita zoombombing e che ha avuto come parte lesa, oltre agli ignari iscritti all’open day virtuale, lo stesso istituto. «Venerdì 12 – riepiloga i fatti la dirigente, Annalisa Wagner – il Bernocchi ha attivato dei collegamenti in Rete con l’obiettivo di presentare i vari corsi alle famiglie dei ragazzi della scuola secondaria di I grado. Diversi link pubblici, uno per indirizzo, consentivano alle famiglie di avere accesso a visite virtuali nell’Istituto, micro lezioni (alcune delle quali registrate nei laboratori ad alto contenuto tecnologico di cui dispone la scuola), filmati realizzati dagli studenti per presentare l’attività didattica… Un lavoro per il quale sono state profuse energie e risorse, e messe in campo competenze diverse. In un solo open day virtuale – lamenta la dirigente – si sono verificate incresciose intrusioni di soggetti probabilmente interessati a mettere in crisi la piattaforma, piuttosto che la scuola, e magari trarne vantaggi. Costoro, utilizzando identità nascoste e in completo anonimato, hanno interferito pesantemente con contenuti impropri. Lo stesso è accaduto nel corso di analoghe attività promosse da altri istituti del territorio».

La dirigente Wagner: «Da alcuni considerazioni discutibili»

La professoressa Wagner punta il dito contro gli autori del boicottaggio, ma anche quanti hanno accusato l’istituto di non essere subito corso ai ripari. «Trattandosi di un vero e proprio hackeraggio – spiega – non è stato semplicissimo l’intervento immediato, ma va sottolineato fortemente che la scuola non è responsabile, in nessun modo, ma vittima, di questo tipo di “violenza” che è in genere messo in atto da chi conosce bene i meccanismi della Rete ed è e pronto a servirsene per fini economici, incurante delle pesanti sanzioni previste per questo tipo di reati. Tali infatti si configurano episodi come questo, per il quale l’Isis Bernocchi ha provveduto a sporgere formale denuncia alla polizia postale. Dispiace constatare che taluni, sulla stampa e sulle piattaforme social, abbiano fatto rimbalzare considerazioni discutibili, senza minimamente rendersi conto del gravissimo danno d’immagine recato ad un’istituzione pubblica che come tale dovrebbe essere sostenuta , anche in considerazione della sua storia».

«Gesto esterno alla scuola e isolato»

In particolare, Annalisa Wagner si rammarica del fatto che «costoro non abbiano compreso lo sforzo profuso dall’Istituto per l’iniziativa, abbiano confuso un’azione esterna, isolata ed episodica, con quella che è la gestione di qualità dell’attività quotidiana e, mostrando un immotivato accanimento, abbiano diffuso messaggi che associavano il solo nome dell’Istituto Bernocchi ad un fenomeno che in realtà si è verificato nei confronti di diverse scuole e oggi di un intero sistema». È di oggi, infatti, lunedì 14 dicembre, la crisi tecnica del colosso Google, che ha visto andare in tilt le sue piattaforme in mezzo mondo a causa di un attacco informatico. «È importante – conclude la dirigente – ribadire che la credibilità di un’istituzione educativa dev’essere tutelata innanzitutto da chi ne riconosce l’importanza, vale a dire quella comunità di cittadini che ne sono i potenziali fruitori, i quali dovrebbero ben comprendere che la scuola, nel suo complesso e soprattutto in questo momento, non va denigrata, ma va supportata, che le parole sono pietre, e che i ragazzi imparano a usarle dagli adulti, anche sui social».

Un rischio difficile da fronteggiare

Parole che condividiamo in pieno, unite ad altre due considerazioni: gli autori di simili attacchi sono spesso tanto dannosi quanto esperti, quindi difficili da contrastare (il caso odierno a livello planetario ne è la migliore dimostrazione); inoltre, alle piattaforme su cui si svolgono le lezioni di didattica a distanza possono accedere solo i diretti interessati, attraverso un codice riunione fornito dalla scuola a un indirizzo e-mail istituzionale, cosa che non può sempre avvenire per un open day, a cui ci si può iscrivere senza “filtri” per bloccare gli ospiti indesiderati. Alcune precauzioni possono essere fornire il codice di accesso via whatsapp all’inizio dell’evento e non prima, oppure comunicare un codice di comportamento a cui attenersi o, ancora, avvisare gli iscritti che l’amministratore del gruppo on line ha la facoltà di controllare ogni accesso attraverso il suo indirizzo Ip e quindi risalire alla sua identità per chiedergli conto di comportamenti scorretti. A queste se ne aggiungono talvolta altre quali silenziare tutti i microfoni e fornire l’opzione di partecipare da un’agenda come Google Calendar a cui si è dato l’indirizzo, escludendo così tutti gli altri.

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