Bistrattata sanità, dalle aggressioni nei pronto soccorso alla carenza di medici

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Mentre Regione Lombardia delibera contributi milionari per accorciare le liste d’attesa e per rafforzare la medicina territoriale, finiscono di nuovo in prima pagina le inefficienze e i disagi nei pronto soccorso. Segnatamente nei presidi di competenza delle due Asst della provincia di Varese, nel capoluogo, a Busto Arsizio, Gallarate e Saronno. Problemi reiterati nel tempo che, a quanto pare, vanno peggiorando di giorno in giorno, senza che sia possibile trovare una soluzione o, quanto meno, mettere una pezza alle tante questioni aperte. Situazioni di scarsa funzionalità che si ripercuotono inevitabilmente sui pazienti e, manco a dirlo, sul personale, chiamato a uno sforzo eccezionale nel tentativo di recuperare uno scenario che definire preoccupante è dire niente.

Tutto già visto, tutto conosciuto. Nel contempo, tutto da sistemare. Con un’aggravante che si aggiunge al già corposo cahiers de doléances: le aggressioni a cui sono sottoposti medici e infermieri. Fenomeno che si registra oramai con frequenza, che vede protagonisti balordi ma non solo, spinti da molteplici motivi; fenomeno che richiederebbe adeguate contromisure. Il ministero dell’Interno è intervenuto con una circolare che propone il ripristino dei posti di polizia interni nei singoli nosocomi. Così come c’erano in passato, poi eliminati in molti ospedali per l’esiguità degli organici.

 L’incombenza di ripristinarli dovrebbe essere delle prefetture e delle questure. Il direttore generale dell’Asst Valle Olona ha scritto proprio al prefetto Pasquariello e al questore Morelli per responsabilizzarli sul fatto che Busto, Gallarate e Saronno non ospitano più nelle loro strutture sanitarie gli agenti e, in scia agli allarmanti episodi di violenza di questi ultimi mesi, chiede loro un intervento risolutivo. Lo stesso problema del vicino ospedale di Legnano che, però, proprio in queste ore, ha ricevuto la conferma che a Milano, che ha giurisdizione sulla città del Palio, hanno trovato una soluzione per riaprire il posto di polizia. Merito della circolare firmata da Matteo Piantedosi? Merito anche della maggiore disponibilità di personale.

Appunto, il personale. Le inefficienze ospedaliere in provincia di Varese sono dovute in ampia parte alle carenze di medici e di operatori sanitari in genere. I manager della sanità ne sono perfettamente consapevoli, ma il contesto generale non permette né d fermare la fuga verso la sanità privata o verso la vicina Svizzera (stipendi e condizioni di lavoro sono di gran lunga migliori) né di assumere medici e infermieri che non ci sono. Case e ospedali di comunità potrebbero contribuire ad affrontare in modo positivo i disagi rispetto allo smisurato e, a volte, inappropriato aumento delle richieste di prestazioni. Lo propongono ad esempio Davide Galimberti e Guido Bonoldi, rispettivamente sindaco e consigliere delegato di Varese. Ma siamo sempre lì, senza personale non si va da nessuna parte. Lo conferma la ridottissima attività delle case di comunità già aperte nel Basso Varesotto , che per ora non risolvono il complicato tema della medicina territoriale.

E dunque? A Busto Arsizio e Gallarate si ripongono molte aspettative sul futuro ospedale unico, che arriverà quando arriverà. Nel frattempo non è assolutamente possibile gestire al risparmio servizi irrinunciabili per la collettività. Discorso che vale in linea generale per l’intero comparto sanitario del Varesotto. Qui il discorso chiama in causa in prima istanza la Regione Lombardia in relazione alle sue specifiche competenze. Bene gli stanziamenti milionari, bene l’attenzione alla sanità in genere, bene le eccellenze ospedaliere; molto meglio se arrivassero anche interventi capaci di mitigare davvero le inefficienze e le disfunzioni che si riscontrano nell’ordinaria gestione della fase diagnostica e delle cure di primissimo livello. Come accade ad esempio in un pronto soccorso.

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