Pronto Soccorso in difficoltà, Galimberti e Bonoldi: «Ospedale di comunità a Varese»

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VARESE – La proposta era stata lanciata già durante la campagna elettorale per le regionali, con un invito rivolto ai candidati presidente da parte del Comitato Varese in Salute. Ora che le elezioni sono superate ma le problematiche in ambito sanitario invece continuano, il sindaco Davide Galimberti e il consigliere delegato alla sanità Guido Bonoldi ci riprovano, rivolgendosi alle istituzioni sanitarie del territorio. L’idea è quella di un ospedale di comunità a Varese, che sappia alleviare le difficoltà del Pronto Soccorso.

Proposta rilanciata

«Proponiamo che su questo tema si crei un tavolo di lavoro tra Asst, Ats, rappresentanti dei Medici di Medicina Generale del nostro Distretto ed amministrazioni locali, secondo il metodo della co-progettazione», dicono Galimberti e Bonoldi, che indicano nell’ospedale di comunità una possibile soluzione per decongestionare i problemi della struttura del nosocomio varesino destinata alle emergenze. Sul territorio di Asst Sette Laghi sono previsti due ospedali di comunità: uno a Luino e l’altro a Cuasso al Monte. Il comitato Varese in Salute lo scorso gennaio suggeriva di realizzarne un altro a Varese, in aggiunta a quelli previsti o in sostituzione di quello di Cuasso (con tanto di replica da parte di Emanuele Monti).

Da sinistra il consigliere delegato alla sanità Guido Bonoldi e il sindaco Davide Galimberti

L’intervento di Galimberti e Bonoldi

In questi giorni il Pronto Soccorso del nostro Ospedale è tornato alla ribalta delle cronache locali, per le difficili condizioni ambientali nelle quali i pazienti in attesa di ricovero o in osservazione spesso vengono a trovarsi; difficoltà che naturalmente si acuiscono nei periodi di sovraffollamento. Una buona parte di questi pazienti è costituita da persone anziane, che presentano limitazioni motorie e deficit cognitivi e per le quali una tale situazione non è solo disagevole ma spesso causa di complicanze che hanno un impatto negativo sulla prognosi, come stato confusionale acuto, lesioni da pressione, sindrome ipocinetica. Siamo convinti che il Dipartimento di Emergenza Urgenza del nostro Ospedale sia caratterizzato da un elevato livello qualitativo in termini di competenze e di dotazioni diagnostiche e che i casi urgenti e complessi che si presentano vengano affrontati in maniera del tutto appropriata; siamo anche consapevoli della “pressione” alla quale sono sottoposti i professionisti che vi operano, medici, infermieri, operatori sociosanitari e a loro va il nostro ringraziamento. Ciò non di meno riteniamo che vadano cercate soluzioni che possano migliorare anche la qualità ambientale ed assistenziale, per tentare di fare in modo che la permanenza in PS non si trasformi per i pazienti in una condizione di per sé “traumatica”. È chiaro a tutti che si tratta di un problema complesso, che non può avere una soluzione univoca, ma che richiede risposte diversificate.

Ospedale di comunità a Varese

In occasione delle recenti elezioni regionali il Comitato Varese in Salute ha formulato quattro proposte che sono state poste all’attenzione dei candidati alla Presidenza di Regione Lombardia; una di questa riguarda la realizzazione di un ospedale di comunità a Varese, realizzazione che avrebbe a nostro parere delle ricadute positive anche per il Pronto Soccorso. Il Pnrr e il decreto ministeriale 77 prevedono infatti la realizzazione su tutto il territorio nazionale di ospedali di comunità, che in Lombardia sulla base della legge regionale 22 del 2021 sono stati messi in capo al polo territoriale delle Asst. Due aspetti innovativi che li dovrebbero caratterizzare sono costituiti dal fatto che la responsabilità organizzativo/assistenziale sarà affidata ad infermieri e che la gestione clinica dei pazienti ricoverati prevede la collaborazione tra i medici ospedalieri e medici di medicina generale. Quali potrebbero essere dunque le ricadute positive della realizzazione di un ospedale di comunità nella nostra città, se possibile all’interno del complesso ospedaliero? La prima è che tale realizzazione costituirebbe pur sempre un incremento dei posti letto disponibili per patologie acute o più spesso per riacutizzazioni di patologie croniche di pazienti anziani fragili, patologie che possono essere adeguatamente affrontate in un reparto a bassa-media intensità di cura; la seconda, più specifica, è che la via preferenziale per il ricovero dei pazienti dovrebbe essere quella diretta, dal domicilio all’ospedale di comunità, senza passare dal PS, con una modalità quindi più appropriata per pazienti anziani fragili e che non grava sul PS, che è sempre molto affollato.