Gli alpini di Busto in soccorso del Cadore travolto dal maltempo

busto alpini cadore

BUSTO ARSIZIO – Il Comelico spazzato via dall’ondata nel maltempo. E Busto Arsizio arriva sino lì, nell’Alto Cadore cuore ferito ma non spezzato delle Dolomiti, dove i «boschi sembrano stato colpiti da mitragliate che hanno abbattuto migliaia di alberi e a decine si ritrovano con i tetti delle abitazioni o delle malghe scoperchiate». Ci arriva Busto, in Alto Cadore, grazie a quella forza rappresentata dai suoi alpini. Una missione rapida e efficace e una riflessione: «diamo il giusto taglio alle mie parole. Torniamo a fare prevenzione. Il clima – dice Alberto Riva, socio della sezione bustocca delle penne nere – si è completamente rivoluzionato. Dobbiamo imparare a essere pronti. E dobbiamo tornare a rispettare le regole della natura. Come facevano i nostri nonni anni fa»

Migliaia di alberi abbattuti

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Prima la missione. «Siamo partiti con un camion della protezione civile regionale – spiega Riva – un imprenditore di Busto Arsizio, un privato, ha donato 800 metri quadrati di teloni impermeabili. Li abbiamo portati a destinazione: serviranno a coprire i tetti scoperchiati dalla furia del vento. Serviranno a preservare le abitazioni e le malghe sino a quando non saranno riparati». Tetti scoperchiati «da una tromba d’aria che ha portato raffiche di vento sino a 180 chilometri orari – spiega Riva – la montagna è ferita. I boschi sembrano essere usciti da un bombardamento. Migliaia di alberi abbattuti. Abeti alti 20 metri sradicati e fatti volare via come fuscelli. Poi appoggiati chissà come sui fili dell’alta tensione». Non è normale. «Al clima è accaduto qualcosa di radicale. E’ mutato completamente. Il Piave, che negli anni abbiamo sempre visto quasi in secca, anche durante l’inverno, oggi è gonfio. L’acqua sfiora gli argini e sembra dover esondare da un minuto all’altro in un letto del fiume ampio 120 metri», dice Riva.

Decine di tetti scoperchiati

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La gente reagisce. «Persone di una forza eccezionale. Qui si agisce, non si sta ad aspettare l’assicurazione. Tutti si sono rimboccati le maniche e hanno iniziato a ricostruire – spiega Riva – ci sono gli alpini, c’è la protezione civile. E ci sono i cittadini: chi ha il trattore lo mette a disposizione per spostare alberi e macerie. Chi può ospitare ospita. Chi lavora nell’edilizia si mette a disposizione per ricostruire». Serve però una riflessione. «Serve fare prevenzione. Noi oggi non siamo preparati ad affrontare fenomeni meteorologici tanto violenti. Lo dimostra quello che sta accadendo in tutta Italia – spiega Riva – negli anni abbiamo dimenticato le regole della natura. Nessuno più pulisce i boschi, perché nessuno più fa la legna. Oggi compriamo i pellet. Tagliare un albero malato non è un assassinio. E’ mettere in sicurezza. Certo l’albero va ripiantumato ma così il bosco si rigenera il modo sano». Potremmo smettere di costruire «sulla riva dei fiumi perché la vista è così carina. Potremmo evitare di tombare i corsi d’acqua o di disboscare intere colline per poter ammirare l’orizzonte. Poi però le colline franano. Sono regole di buon senso osservate per decenni che noi abbiamo iniziato a ignorare». E che lo Stato, chi programma lo sviluppo territoriale «dovrebbe tornare a mettere in pratica. La verità, però, è che la politica di tutto questo se ne frega. E qui se non sono accorti tutti»

busto alpini cadore – MALPENSA24