Busto Arsizio: Boia a chi (non) molla

busto destra boia dellamarra

A Busto Arsizio, città insignita di medaglia di bronzo per la lotta di Liberazione, è attivo un sottobosco di destra (neo fascisti?) piuttosto diffuso. Folclore? Mica tanto, benché una volta scoperti, molti di loro, siano lesti a fare retromarcia, a giustificarsi, a smentire fino al limite della figura dell’ignorante in materia. Un po’ come capitò a Gigi Buffon in passato, che sostenne di non conoscere il significato recondito del numero 88 (H, ottava lettera dell’alfabeto, cioè Heil Hitler) o del motto “Boia chi molla” ostentato in televisione su una maglietta.

Un po’ come accade oggi a Alessandro Della Marra, presidente di Agesp Strumentali, che si presenta su Facebook con una mascherina sulla quale campeggia appunto il “Boia chi molla” di mussoliniana memoria. Lo slogan di Ciccio Franco, sindacalista della Cisnal, nella cosiddetta “rivolta dei boia a chi molla” di Reggio Calabria nei primi anni Settanta.

Con un Whatsapp a Malpensa24, Della Marra sostiene di non conoscere il significato della frase in questione. Che egli afferma di usare “per gli amici in privato”, come sprone a combattere il coronavirus. Lo dice dopo che la sua apparizione “mascherata” sui social ha fatto il giro della città, creando imbarazzo nello stesso centrodestra. E nella stessa Lega, il partito in cui milita ufficialmente il manager di Agesp. Possibile?

Qualche tempo fa fu Matteo Sabba, presidente del Distretto del commercio, a spiegare che le tre esse stilizzate in fregio al suo profilo social altro non erano che saette, cioè fulmini, da non confondere con il simbolo delle famigerate Schutzstaffel, le SS naziste.

Ma no, figuriamoci, so’ ragazzi, non certo neo fascisti. Al massimo, qualcuno lo è sottotraccia. Fossero almeno coerenti con le loro idee potremmo, pur non condividendone i pesanti presupposti ideologici, portare loro rispetto. Come lo si porta a Ninetto Pellegatta, storico esponente bustocco della destra, quella vera, coi controattributi O, al limite, come lo si porta a Checco Lattuada, che rivendica senza imbarazzo “la libertà di dirsi fascista”. Una rivendicazione alla luce del sole, diffusa attraverso la stampa senza che nessuno l’abbia in qualche modo stigmatizzata. A Busto Arsizio, anche la sinistra lascia correre, quasi fosse normale assistere a manifestazioni estreme di una destra che non è una destra, ma qualcosa di diverso e, lasciatecelo dire, di abbastanza preoccupante. Ma se la sinistra, quella vera, non c’è più, una certa destra rischia di sconfinare in qualcosa che va oltre la politica e, di nuovo, inquieta. Apre orizzonti che non vorremmo più vedere, arruola personaggi spesso improbabili, ai quali la politica affida compiti di responsabilità con una leggerezza altrettanto inquietante.

Fossimo in un Paese normale qualcuno, da Palazzo Gilardoni e dai partiti, a Della Marra chiederebbe le dimissioni. Ma si sa, in un periodo di confusione, sciatterie, smarrimenti e diserzione della classe dirigente più affidabile e competente, tutto fa brodo. Persino i fresconi che dicono di ignorare la storia. Una resa per evitare di perdere rendite di posizione a tutti i livelli, per difendere le quali si buttano alle ortiche anche i principi. Miglioriamo il concetto: Boia a chi non molla.

busto destra boia dellamarra – MALPENSA24