Busto Arsizio tra nipotini di Attila e alta cultura

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Riconosciamo a Emanuele Antonelli, sindaco di Busto Arsizio, il dono della sintesi che, il più delle volte, è sinonimo di chiarezza. I vandali che l’altra notte hanno devastato il centro cittadino sono per sua definizione “stronzi”. Non esattamente un linguaggio corretto, da rappresentante delle istituzioni, ma efficace, che, semplificato, non ammette fraintendimenti. Un modo di esprimersi in scia alle nuove e pessime abitudini lessicali e sintattiche della politica, che va diretta e, spesso, non bada alla forma. Ma c’è qualcuno che, nella circostanza, si sente di dare torto al primo cittadino bustocco? Seppure, a volte, anche la forma è sostanza, nessuno può biasimare la collera di un sindaco che vede offesa la sua città da un manipolo di balordi che fanno strame di tutto e di tutti, e li insulta.

Volessimo sdrammatizzare, potremmo dire con Leo Longanesi che questi individui sono dei buoni a nulla capaci di tutto. I risultati della loro azione si possono constatare nelle fotografie che testimoniano appunto gli effetti del loro deprecabile raid. Sublimato (si fa per dire) con un cazzotto sul volto di un cittadino che giustamente e coraggiosamente li richiamava all’ordine e a una doverosa coscienza civica. Un cittadino che non ha girato lo sguardo dall’altra parte.

Gli episodi di violenza sono l’altra faccia di una città che invece sta risvegliandosi sotto il profilo culturale. Uno sforzo che, proprio in questi giorni, tocchiamo con mano con la straordinaria rassegna dedicata alla fiber art, con opere di Maria Lai e Franca Sonnino, esposte fino al 3 marzo alle sale gemelle del Museo dei Tessile. O con gli appuntamenti musicali di BAClassica, che offre concerti di artisti di caratura internazionale (domenica 17 è atteso Ramin Bahrami, uno dei massimi pianisti interpreti di Bach). O ancora con il tradizionale festival cinematografico di primavera. Per non dire di quanto, a cominciare dall’assessorato alla Cultura gestito da Manuela Maffioli, è stato messo e si sta mettendo in campo nonostante la ristrettezza delle risorse. Diciamolo anche noi con estrema chiarezza, nonostante certi pregiudizi e meschinerie di una composita platea che si entusiasma per ben altro e se ne infischia di situazioni alte, che alimentano l’anima e la mente.

Perché parliamo di cultura a fronte di uno scenario di sottocultura come quella dispensato dai nipotini di Attila il barbaro? Perché proprio Antonelli, nel suo post su Facebook in cui sfoga la comprensibile rabbia contro gli “stronzi”, ribadisce a tutta forza la necessità di educare le giovani generazioni, partendo dalla primaria necessità di rieducare i loro genitori. Ma la cifra educativa non può essere delegata soltanto alla scuola e, prima della scuola, alla famiglia. L’impegno su questo versante riguarda anche le istituzioni, che devono finalmente smetterla di pensare che la cultura sia soltanto un costo. Ci pare che il lavoro di Palazzo Gilardoni, con le proposte culturali di questo ultimo periodo, sia già una risposta indiretta quanto concreta al lassismo e alla sciatteria che ci circondano, dai social alla tv, dai giornali alla politica.

Non la soluzione di tutti i mali, ma un contributo vero, al di là delle chiacchiere e della solita retorica della politica, per affrontare il problema dei problemi della nostra società: l’educazione. Che non sempre si insegna organizzando corsi, dispensando lezioni e impancandosi, ma va a segno con gli esempi. E con le buone idee, le quali, in un modo o nell’altro, con tenacia e serietà, potrebbero fare breccia prima o poi anche nelle teste bacate degli “stronzi”.

Antonelli stronzi cultura – MALPENSA24