Busto, restituiti gli ulivi rubati al parco Mayer: «Si è scusato e li ha ripiantati»

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BUSTO ARSIZIO – Alla fine il maltolto è stato rimesso al suo posto: i due ulivi rubati dal parco Mayer di via Pilo sono tornati a dimora. Chi li aveva rubati è tornato capo chino sul luogo del “misfatto” scusandosi e ripiantando di propria mano i due alberi nel punto esatto dal quale li aveva presi. «Evidentemente i messaggi che abbiamo voluto inviare attraverso social e giornali è andato a segno», spiega Alberto Mayer, che cura l’area verde comunale intitolata al padre Saverio insieme ad alcuni volontari, e che aveva segnalato l’accaduto.

Gli ulivi sono stati restituiti

«Chi ha preso i due ulivi – spiega Mayer – Oggi (mercoledì 30 settembre) si è presentato qui. Si è scusato di quanto accaduto spiegando che pensava che l’area fosse abbandonata. Accetto le scuse, naturalmente, e apprezzo che si sia presentato. Anche se mentre prendeva gli ulivi gli era stato segnalato da una testimone che non si trattava di un’area “selvaggia” e che gli alberi erano stati piantati e curati». E qualcuno si era preso anche la briga di fotografare la vettura sulla quale l’uomo, un pensionato, aveva caricato i due ulivi per trasportarli altrove. Fotografare e filmare un fatto che accade in luogo pubblico è consentito dalla legge. La foto dell’auto, con targa ben leggibile, era poi stata consegnata alle autorità competenti alle quali Mayer aveva segnalato l’accaduto. Spiegando: «Per ora c’è soltanto una segnalazione, la denuncia non è ancora stata formalizzata. Se chi ha preso gli ulivi non suoi li restituisce e si scusa la vicenda per me può chiudersi qui senza ulteriori strascichi». Ed è andata proprio così. La foto pubblicata sui social (naturalmente con targa cancellata) è stata riconosciuta «Dalle donne di famiglia, così mi ha riferito il pensionato oggi – prosegue Mayer – Che evidentemente si sono fatte sentire. Così lui è tornato qui, ha restituito le piante, munito di vanga le ha ripiantate là dove le aveva prese e si è scusato. La vicenda per quel che mi riguarda è chiusa. E lo ringrazio per il gesto».

Una rete che vigila sul parco

La vicenda ha dimostrato una volta di più che il parco Mayer ha avuto la capacità di aggregare la comunità che vive nella zona. «Siamo passati dal semplice saluto educato alla vera conoscenza e collaborazione – spiega Mayer – E’ nata una rete che vigila costantemente sull’area. Pur non essendo un vero e proprio gruppo di controllo del vicinato, complesso da realizzare sul fronte normativo, questa rete, collegata attraverso WhatsApp segnala ogni anomalia, ogni fatto strano. C’è sempre qualcuno che può verificare cosa stia accadendo e, nel caso, di chiamare le forze dell’ordine. E’ già successo che grazie a queste segnalazioni venissero identificati i “furbetti” venuti a scaricare la spazzatura, ad esempio». Un valore aggiunto, questo, che va riconosciuto al parco Mayer già capace di ridare luce ad un’area rimasta abbandonata per anni (quando Alberto Mayer si mise all’opera insieme ad alcuni volontari per ripulirla furono raccolti 600 sacchi di spazzatura di ogni tipo). La vicenda “ulivi” si è chiusa bene: «Credo sia un segnale positivo – conclude Mayer – E anzi invito il signore  a unirsi a noi come volontario per mantenere quest’area bella. Il suo aiuto qui sarà sempre ben accetto».

Busto, rubati due ulivi al parco Mayer : «Chi li ha presi li restituisca. E si scusi»

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