Nuova chiusura d’indagini: cade l’aggravante mafiosa per l’avvocato Cramis

busto tribunale

BUSTO ARSIZIO – Avrebbero avuto un ruolo  nel distrarre il capitale personale di Emanuele De Castro, collaboratore di giustizia già condannato in via definitiva quale appartenente alla locale di ‘ndrangheta Legnano-Lonate Pozzolo, per eludere eventuali misure patrimoniali, dopo il suo arresto a seguito dell’inchiesta meneghina ‘Krimisa’. La Dda di Milano ha depositato l’avviso di conclusione indagini a carico di sei persone: tra queste compaiono i nomi di Giampaolo Laudani, consulente del lavoro, dell’ex avvocato di De Castro e di Laudani Francesca Cramis e dello stesso De Castro.  E’ il secondo avviso di conclusione indagini notificato agli indagati per lo stesso procedimento in quanto il capo di imputazione è stato nel frattempo modificato e, fatto di assoluto rilievo, è venuta a cadere l’aggravante mafiosa smorzando di fatto le accuse.

Non c’è l’aggravante mafiosa

«Lo stesso reato che mi contestano – commenta Cramis – E’ di fatto inapplicabile. Il capo di imputazione fa riferimento al trasferimento di denaro; qui invece io avrei, e chiaramente non l’ho mai fatto, dato un suggerimento senza trasferire alcunché. Il fatto stesso che il reato sia stato modificato dimostra la fragilità della persecuzione giudiziaria di un pm che continua a correggee imputazioni che ogni volta si rivelano sempre più fallaci. Non vedo l’ora di essere giudicata da un vero magistrato». L’avvocato Cramis si dice assolutamente «Serena. Ho depositato un’ampia memoria difensiva con prove più che concrete, visto che si tratta di corrispondenza epistolare, della mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati». Il riferimento è in particolare ad una mail con la quale Laudani (sconosciuto a Cramis sino a quel momento) «Mi presentava la situazione di pesante passività» di un’attività riconducibile a De Castro. «Tutto ciò che ho fatto – continua il legale – E’ stato dare un parere professionale, per iscritto, suggerendo di cambiare l’amministratore, con De Castro in carcere i conti sarebbero stati altrimenti inaccessibili, e di pagare immediatamente tutti i creditori, i lavoratori e i fornitori onde evitare il fallimento. Non significa certo suggerire di occultare un patrimonio. Proprio per questo non ho timori: la mia totale estraneità sarà assolutamente provata».

Strategia processuale

Lo scorso 17 settembre, nel bel mezzo del processo Krimisa davanti al collegio giudicante di Busto Arsizio presieduto da Rossella Ferrazzi, il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Cerreti aveva depositato in Tribunale a Busto Arsizio il primo avviso di conclusione indagini (oggi modificato e ri-notificato) e relativa informazione di garanzia nei confronti degli indagati informando la corte del coinvolgimento dell’avvocato chiedendo che la corte dichiarasse Cramis incompatibile. Richiesta rigettata davanti alla quale è stato l’avvocato stesso a fare un passo indietro «Per senso di responsabilità». Il sostituto procuratore Cerreti nell’udienza successiva motivò il gesto eclatante parlando «Strategia processuale». E sul punto torna oggi Cramis: «Io ho sempre difeso imputati coinvolti in processi di mafia. Sia a livello locale che a livello nazionale. In oltre 30 anni di carriera il mio nome non è mai stato associato a quello di questi ambienti se non per regolari, lecite e cristalline prestazioni professionali. Molti miei assistiti, proprio perché conoscono la mia assoluta integrità etica e professionale, mi hanno chiamato per manifestarmi la loro vicinanza ma soprattutto il loro sbigottimento a fronte di un’accusa simile. Lo stesso hanno fatto tantissimi colleghi. Qui si sta gettando fango sulla base di accuse inesistenti su una carriera specchiata di oltre 30 anni. E per cosa? – si domanda Cramis – Per una strategia processuale? Poi rivelatasi tra l’altro fallimentare visto che Laudani, il mio assistito, è stato assolto». Il legale aggiunge di «Stare valutando di presentare un esposto al Csm nei confronti del sostituto procuratore in questione proprio per queste ragioni. Mi stanno facendo vivere la stessa situazione di Oliviero».

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