Processo Krimisa: indagata l’avvocato Francesca Cramis. «Hanno voluto zittirmi»

LONATE POZZOLO – Processo Krimisa, avviso di garanzia per l’avvocato bustese Francesca Cramis, già legale di Emanuele De Castro. Il colpo di scena è emerso durante l’udienza dello stralcio varesino del processo “Krimisa” a carico di Emanuele De Castro, collaboratore di giustizia già condannato in via definitiva quale appartenente alla Locale della ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo.

Come riporta un’agenzia Ansa, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Cerreti ha depositato in Tribunale a Busto Arsizio l’avviso di conclusione indagini e relativa informazione di garanzia nei confronti di cinque persone accusate di aver svuotato le casse della “City Parking srl” di Malpensa. Tra gli indagati c’è lo stesso Emanuele De Castro e il suo ex avvocato Francesca Cramis, che era in aula in qualità di difensore del consulente del lavoro Giampaolo Laudani, anch’egli indagato.

L’ipotesi di reato

Stando a quanto riferisce l’Ansa, secondo l’accusa gli indagati avrebbero aiutato Emanuele De Castro e suo figlio Salvatore, entrambi condannati per la loro appartenenza alla cosca della ‘ndrangheta di Legnano-Lonate, a distogliere il capitale dalle casse della loro società – oggi sottoposta a confisca – dopo il loro arresto. «L’avvocato Francesca Cramis, difensore di Emanuele e Salvatore De Castro, dopo il loro arresto contattava Giampaolo Laudani, consulente del lavoro e commercialista della City Parking Malpensa – si legge nelle carte giudiziarie – per suggerire lo svuotamento del conto corrente intestato alla società, al fine di sottrarlo ad eventuali provvedimenti coercitivi dell’autorità giudiziaria». Laudani, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe convocato la ex compagna di De Castro «spiegandole che il denaro doveva essere distribuito a più persone» e «prestando la propria opera professionale finalizzata alla ripartizione». A quel punto il cognato di De Castro, titolare del 60% delle quote societarie, avrebbe distratto del denaro giustificandolo con pagamenti gestionali gonfiati. Altre tre persone si sarebbero rese inoltre disponibili quali destinatarie di alcuni pagamenti ingiustificati e, secondo il pm, finalizzati alla distrazione di capitale.

“Hanno voluto zittirmi”

«Appare evidente come tale notifica sia stata emessa ed eseguita al fine di zittire questo scomodo difensore alla vigilia della discussione nel processo Krimisa dinanzi al Collegio di Busto Arsizio», ha dichiarato Cramis all’Ansa. Secondo il legale si tratta di «incolpazione assolutamente infondata» e di «ulteriore riprova della volontà di escludermi da tale processo» come ha rappresentato «l’eccezione di incompatibilità sollevata in aula dal pm Cerreti» e «rigettata dal Collegio». Infine, specificando di «dimostrare la pretestuosità dell’accusa dinanzi al Gup», Cramis ha spiegato di «essere stata costretta a rinunciare» alla difesa del commercialista imputato a Busto Arsizio.

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