Busto, flash mob in piazza tra rabbia e perplessità di commercianti e politici

BUSTO ARSIZIO – C’è chi è arrivato con qualche minuto d’anticipo e chi ha atteso che i rintocchi delle campane del santuario scandissero le 11 per entrare in piazza Santa Maria, posizionarsi a distanza di sicurezza dagli altri presenti e dare vita al flash mob. Diretto, questa mattina sabato 2 maggio, da Matteo Sabba, che dice (nel video) di non essere il capopopolo di nessuno, ma che di fatto ha promosso e guidato la prima protesta di piazza dei commercianti in tempi di lockdown.

E la manifestazione (è possibile rivederla integralmente sulla pagina Facebook di Malpensa24) è andata com’era prevedibile che andasse: nessuna tensione. Anche se la rabbia di chi ha la propria attività chiusa da due mesi e rischia di non riaprirla più quando il Governo toglierà i lucchetti virtuali imposti ancora per un po’ di settimane, è affiorata. Negli interventi di alcuni commercianti che hanno messo in piazza la loro condizione, fatta di cassetti vuoti, tasse, bollette e affitti da pagare, dipendenti lasciati a casa e una linea d’orizzonte che a guardala fa tremare le vene ai polsi.

I numeri

Visto il dibattito politico, ma anche quello tra i commercianti stessi, che nei giorni scorsi si è scatenato attorno a questa iniziativa, i numeri hanno il loro peso. E questa mattina le persona in piazza non erano poche. Certo le distanze da tenere hanno moltiplicato l’effetto ottico, ma i conti parlano di circa 150 persone. Forse qualche decina in più, ma non tutti erano esponenti della categoria chiamata a raccolta. Il numero, infatti, se si scremano forze di polizia, stampa e la gente che transitava e si fermava a osservare scende. Ma il segnale è stato lanciato di nuovo.

Rabbia e comizio

Con un discorso (qualcuno presente in realtà l’ha definito comizio) di Sabba, che ha sparato a zero su tutti i livelli istituzionali, chiesto a nome di tutti i presenti regole certe per poter riaprire in sicurezza, ma anche misure di sostegno economico, «fino a questo momento annunciate, ma che non si sono ancora viste e che non sappiamo quando arriveranno». Sabba, che è anche presidente del Distretto Urbano del Commercio, snocciola i nodi da sciogliere che stanno destando preoccupazione in tutti coloro che hanno un’attività da far ripartire. Ma allarga il campo e vira sui problemi dei soggetti deboli, sul tema scuole da riaprire, su quello dei genitori che tornano al lavoro e non sanno a chi lasciare i piccoli, chiede di aprire i centri estivi e non risparmia critiche sulle scelte sanitarie assunte a tutti i livelli. Critiche giuste, forse non tutte pertinenti con il merito della manifestazione e che, come ha sottolineato più di una persona nei giorni scorsi, avrebbe potuto e dovuto portare all’interno di quella maggioranza di cui egli è un esponente. Insomma non solo accuse, ma anche proposte concrete.

Busto flash mob commercianti sabba

Colpa dei cinesi

Non sono mancati gli applausi a sottolineare alcuni passaggi del discorso di Sabba. E nemmeno gli interventi. Come quello del proprietario del Pub Millennium, che ha parlato della sua situazione, di quella dei suoi dipendenti e di un’attività di cui non sa come e quando ripartirà. E attaccato la Cina e i cinesi, additati come la causa primaria del Covid. Anche Tropeano, che ha diversi negozi di acconciatura ha voluto condividere con la piazza problemi e paure.

Distante rispettate e prese di distanza

In piazza non c’era nessun esponente politico o dell’amministrazione comunale. I quali, più che rispettarle, le distanze, le hanno prese. Non dai commercianti e dai loro problemi, poiché molte voci di Palazzo Gilardoni nei gironi scorsi hanno spiegato i temi sui quali stanno lavorando proprio per arrivare a dare sostegno a una categoria in grave difficoltà.

Non c’era Forza Italia, non c’era la Lega e i consiglieri di Idee in Comune che hanno firmato un emendamento proprio sulla questione commercianti. Non c’erano nemmeno esponenti di Fratelli d’Italia, i quali, dopo un dibattito interno hanno optato per non partecipare. E non c’erano i gruppi di minoranza. Tutti concordi sulla necessità di trovare al più presto posizioni, ma contrari alla modalità scelta per questo flash mob. Non c’erano nemmeno le associazioni di categoria, le quali stanno lavorando attraverso i canali istituzionali, conoscendo i problemi e portandoli sui tavoli di confronto con la politica. Poiché alla fine, piaccia o non piaccia, è lì che si prendono le decisioni.

La t-shirt di Reguzzoni

Busto flash mob commercianti sabba

L’aveva annunciato e c’era. Con una t-shirt che non è passata indifferente e con la scritta: “La rivoluzione abbia inizio”. Stiamo parlando di Marco Reguzzoni, che però forse non si può considerare un politico, visto che da tempo ha preso le distanze, senza risparmiare critiche, a quel mondo. E c’era per chiedere anche lui una ripartenza più rapida, dopo uno stop che ha creato danni pesanti e rischia di crearne molti di più.

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