Flash mob in piazza a Busto: «Contro la violenza di genere siamo tutti legati»

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BUSTO ARSIZIO – Contro la violenza di genere Busto Arsizio mette in campo l’arma più potente: quella della cultura. E punta sui giovani per un futuro diverso. E di ragazze e ragazzi era colma nella mattinata di oggi, lunedì 25 novembre, piazza Vittorio Emanuele II. Studenti di ogni età a centinaia l’hanno riempita: ciascuno di loro indossava qualcosa di rosso. Rosso come le scarpette che simboleggiano le vittime. Gli studenti sono stati coinvolti in un flash mob molto particolare: l’artista Fata Porpora è passata tra tutti i presenti in piazza con un rotolo di velo rosso lungo mille metri legando tutti tra loro.

Siamo tutti legati: nessuno è immune alla violenza

«Per celebrare degnamente il senso di questa ricorrenza abbiamo condiviso il fatto che essendo appunto una battaglia culturale avevamo gli strumenti per farlo: la cultura e l’arte – ha detto la vicesindaco e assessore alla Cultura Manuela Maffioli -. Oltre al gesto artistico di cui siamo protagonisti oggi, abbiamo allestito una mostra nel cortile di Palazzo Cicogna, sono opere dell’artista Emilia Persenico. Basta guardarle per capirne il senso. Questo è il miracolo dell’arte, non ha bisogno di parole, basta guardarla, il messaggio arriva chiaro a tutti noi. Non esiste l’amore folle, l’amore non è possesso, le ragazze non appartengono a qualcuno, i ragazzi non possiedono qualcuno – ha continuato la vicesindaco -. È una scelta di libertà amarsi ed è una scelta che implica il rispetto reciproco, non esaltiamoci se qualcuno ci dice “sei mia”, preoccupiamoci. Ognuno appartiene a se stesso».  Maffioli ha poi spiegato il senso del flash mob, ispirato al gesto di Maria Lai, nota e apprezzata artista di fiber art sarda, che ebbe l’idea di legare tra di loro le case del suo paese, Ulassai, per riportare armonia tra gli abitanti e di legare poi le case alla montagna, in segno di unione con la natura, affinché non fosse vissuta come minaccia incombente: «Siamo legati, tutti: grandi, piccoli, adulti, ragazzi, maschi, femmine, più colti e meno colti. Tutti perché nessuno è immune. La violenza è come l’acqua, arriva ovunque».

Antonelli: in giunta le donne mi fanno arrabbiare

«In Italia viene uccisa una donna ogni 72 ore, ogni tre giorni. – ha spiegato l’assessore all’Inclusione sociale Osvaldo Attolini -. La Città di Busto Arsizio ha deciso di aggiungere la sua voce a quella di tante altre città per dire stop a questo fenomeno e la manifestazione di oggi ci invita a riflettere sulla necessità di unirci per raggiungere l’obiettivo. Siamo di fronte ad un problema culturale, quindi occorre cambiare la nostra mentalità e combattere insieme». Il sindaco Emanuele Antonelli ha aggiunto: «Queste manifestazioni non dovrebbero esistere, non dovrebbe esserci violenza sulle donne, invece purtroppo continua a manifestarsi continuamente. Ringrazio il centro antiviolenza E.Va Onlus, mi piacerebbe però che rimanesse senza lavoro, significherebbe aver sconfitto la violenza. In piazza del mercato, su un muro c’è il numero del centro: purtroppo squilla parecchie volte, settimana scorsa sono arrivate ben 10 telefonate di donne in difficoltà. Ecco, quel numero telefonico non deve più squillare». Il primo cittadino si è poi rivolto in modo informale ai ragazzi: «Le donne spesso ci fanno arrabbiare; io lo so, ne ho in giunta e non potete immaginare – ha detto Antonelli – Quando una donna vi fa arrabbiare, però, voi non dovete litigare dovete uscire di casa e andare a comprarle un fiore da regalarle. La violenza sulle donne non è giustificabile per nessun motivo, le donne vanno amate e non picchiate, e non uccise. Ragazzi, voi siete giovani e questa è una lezione importante per la vostra vita, fatene tesoro».

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Il controllo non è amore

Chiara Viale, avvocato dello studio legale A&A, premiato dall’Ordine degli avvocati di Milano per la politica in relazione alle pari opportunità (in questo studio le parole pari opportunità sono vere e hanno un significato preciso), che ha sciolto il concetto in modo semplice citando un fumetto. «La storia di Pearl, prima donna assunta in un’azienda dove mai nessun’altra aveva potuto lavorare prima». Il primo giorno Pearl è femminile, con il tempo, si mascolinizza sempre più per essere accettata dai colleghi uomini che non fanno altro che schermirla per il suo essere donna. Elisabetta Marca, presidente di E.Va Onlus ha ribadito il concetto di «Essere liberi sempre», mentre la coordinatrice del centro antiviolenza Cinzia Di Pilla ha scioccato la piazza: «La nostra utente più giovane ha 14 anni», ha detto. Una ragazzina con un fidanzatino. Che crede di possederla e che la “domina” attraverso violenza psicologica e fisica. «Non scambiate mai il messaggio WhatsApp che vi chiede dove siete. Con il quale vi viene detto: “Buongiorno amore. Perché eri connessa un’ora fa? Con chi chattavi?” per un gesto di attenzione. Questo non è proteggere, questo è controllo. E deve essere un campanello d’allarme». Agesp, infine, questa sera ha illuminato la propria sede di rosso unendosi alla battaglia contro la violenza di genere.

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