Omicidio Maltesi, a Busto si apre il processo. No al rito abbreviato: Fontana rischia l’ergastolo 

Busto processo carol maltesi

BUSTO ARSIZIO – Respinta la richiesta di celebrare il processo a porte chiuse e respinta la richiesta di ammissione a riti alternativi che garantirebbe al reo confesso Davide Fontana uno sconto di pena che lo avrebbe potuto salvare da un eventuale ergastolo. Si è aperto oggi, 24 ottobre, in Corte d’assise a Busto Arsizio il processo per l’omicidio di Carol Maltesi, la 26enne di Sesto Calende – conosciuta nel mondo di Only fans con il nome di Charlotte Angie – uccisa, fatta e pezzi e congelata lo scorso 11 gennaio. L’omicida, arrestato a marzo, ha poi provato a sbarazzarsi dei resti scaricandoli in un dirupo a Borno, occultati nei sacchi neri dell’immondizia. 

La decisione della Corte 

La corte d’assise presieduta dal giudice Giuseppe Fazio (a latere Rossella Ferrazzi e i giudici popolari) ha stabilito che «non sussistano ragioni di cautela per sottrarre il dibattimento alla pubblica udienza». Niente da fare per l’avvocato della difesa Stefano Paloschi anche quando ha riproposto l’eccezione di illegittimità costituzionale sull’esclusione del rito abbreviato per i reati puniti con l’ergastolo, su cui il pm Carlo Alberto Lafiandra prima e gli avvocati di parte civile poi (Annamaria Rago, Ermanno Talamone e Manuela Scalia) avevano chiesto alla corte il rigetto. Perché no al rito abbreviato? «In udienza si è parlato di morte civile di chi ha commesso il fatto» in caso di ergastolo, ha detto fuori dall’aula Falcone e Borsellino il legale della famiglia Maltesi, Manuela Scalia. «Ma la morte civile ce l’hanno i genitori che non hanno più una figlia, trucidamente ammazzata. Per loro questo è un ergastolo». 

Il dissequestro dei due appartamenti

La corte, riunita in camera di consiglio, ha stabilito anche il dissequestro dei due appartamenti di Rescaldina in cui si sarebbe consumato l’omicidio. I due infatti erano vicini di casa nel Comune dell’Alto Milanese e in passato avevano avuto un relazione. I giudici hanno ritenuto che i verbali di ispezione e la documentazione fotografica prodotti dalla polizia giudiziaria sono ampiamente particolareggiati e dunque «si rende superflua ogni altra necessità di ispezione» all’interno dei due immobili. 

La perizia psichiatrica 

L’avvocato di Fontana ha chiesto infine che l’imputato venga sottoposto a perizia psichiatrica per stabilire la capacità di intendere e volere al momento del tragico atto e per valutare eventuali aspetti psicologici che avrebbero potuto influenzare il suo agire. Ha depositato la consulenza tecnica redatta da due tecnici, dopo aver incontrato Fontana in carcere a Busto che avrebbero ravvisato possibili evidenze patologiche, tra cui narcisismo e disturbo della personalità.  I giudici si sono riservati di decidere all’esito dell’istruttoria.

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