A Busto il Sociale torna a rivedere le stelle con Cazzullo e l’Italia inventata da Dante

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BUSTO ARSIZIO – «A Busto è finita e a Busto si riprende». Per Aldo Cazzullo la presentazione di ieri, venerdì 14 maggio, del suo libro “A riveder le stelle. Dante, il poeta che inventò l’Italia” al Teatro Sociale è stato il primo appuntamento in presenza dopo l’interruzione forzata per la pandemia. L’evento con il giornalista del Corriere della Sera, inserito nel festival letterario BA Book, ha salutato anche, nel segno del Sommo Poeta, la riapertura del “Delia Cajelli” alla presenza del sindaco Emanuele Antonelli, della vicesindaco Manuela Maffioli e degli assessori Gigi Farioli e Osvaldo Attolini.

La classicità e la fede cristiana

Lo scrittore, introdotto da Francesca Boragno del Mondadori Bookstore di Busto, è stato affiancato sul palco da Consuelo Sozzi che insieme ai passi dell’opera ha letto i versi di alcuni autori – come l’ “Ulisse” di Umberto Saba – per illustrare non solo l’importanza del poeta fiorentino per le opere letterarie delle generazioni successive ma soprattutto per le sorti dell’Italia: «Quando è diventata uno Stato esisteva già grazie a lui», ha spiegato Cazzullo. «Le nazioni possono nascere dalle guerre, dalla politica o anche da un matrimonio ma a unire la Penisola è stata la bellezza: gli affreschi di Giotto e la poesia di Dante». Un’associazione unica data dalla fusione della classicità, eredità dell’impero romano, con la cristianità: «È il motivo per cui i soldati italiani sono ancora considerati i migliori nel mondo per la loro capacità di dialogo con le popolazioni dei luoghi in cui sono inviati».

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Gli eroi e il Male

Come testimonia l’ultima lettera mandata dal patriota modenese Ciro Menotti alla moglie, «i nostri eroi non sono condottieri che assoggettarono o sparsero il sangue altrui, ma poeti o persone che hanno saputo morire bene, non con parole d’odio per i propri carnefici, ma d’amore per l’umanità». Dante ama profondamente l’Italia, ma è arrabbiato con gli italiani perché non sono all’altezza di se stessi, sempre divisi, come nel caso di guelfi e ghibellini, o Montecchi e Capuleti. E si scaglia contro pisani, lucchesi, genovesi e romani mandandoli nei vari gironi dell’Inferno, dove con loro trovano posto, così come in Purgatorio, anche i papi. «Il demoni da lui inventati non sono veramente cattivi, ma buffi. Si misura però con il problema del Male, il diavolo è in realtà dentro di noi: come dimostra il caso degli usurai, aveva già previsto a cosa può portare l’eccesso di finanza».

Il primo uomo moderno

L’Alighieri ha anche saputo esprimere una straordinaria modernità: «Quante espressioni create da lui usiamo tuttora: “star solo soletto”, “senza infamia e senza lode”, “fa tremar le vene e i polsi”, “lasciate ogni speranza voi ch’entrate”». Ma su tutte spicca la celeberrima “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” di Ulisse: «Nessuno sa come sia finita la sua vita, non ce lo dicono né Omero né Virgilio. Perciò ciascuno ha immaginato una sua versione: secondo Dante la sua storia non può terminare a Itaca, perché vuole vedere cosa c’è oltre l’orizzonte, oltre le Colonne d’Ercole. Riuscirà a scorgere la montagna del Purgatorio ma naufragherà: senza fede cristiana non c’è né verità né salvezza». Però l’Ulisse di Dante è il primo uomo moderno: le sue aspirazioni nascono dall’ignoranza, o meglio, «dalla consapevolezza di essere ignorante. Sa di non sapere e quindi si mette alla ricerca». La stessa che condusse un altro italiano, Cristoforo Colombo, alla scoperta dell’America.

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Il Paese salvato dalle donne

La serata ha tenuto a battesimo anche l’ultimo lavoro di Cazzullo, “Le italiane. Il Paese salvato dalle donne”: «In un’epoca in cui si discuteva se la donna avesse un’anima o no, Dante introduce l’idea di lei come salvatrice dell’uomo. È così innamorato di Beatrice da renderla una figura angelica disposta ad abbandonare il Paradiso per scendere all’Inferno ad aiutarlo, e condurlo poi fino all’Eden. Durante la pandemia la maggio parte degli infermieri e dei giovani medici sono state donne. Senza dimenticare tutte quelle che hanno indossato un uniforme, o le insegnanti che hanno continuato a tenere online le lezioni o le nonne che hanno provveduto ai nipoti. L’Italia resta un Paese maschilista: non abbiamo ancora avuto un presidente donna del Consiglio o della Repubblica. Ma sono stati fatti enormi passi in avanti, come dimostra la nomina di Elisabetta Belloni al vertice dei servizi segreti».

Il festival BA Book apre con Laura Pariani: l’inno di Busto al libro e alla lettura

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