Busto, supermarket multati: vendevano beni non essenziali. Rogora difende i vigili

Immagine di repertorio, non riferita ad uno dei supermarket multati

BUSTO ARSIZIO – In vendita sugli scaffali beni non essenziali come pentolame, orologi, casalinghi, ombrelli e tessile per la casa: due supermercati della città, di note catene, sono stati multati nei giorni scorsi dalla Polizia locale di Busto per il mancato rispetto delle norme del Dpcm sulle restrizioni anti-Covid. Ma si tratta di un caso diverso da quello dell’esercizio di media distribuzione che era stato sanzionato per aver venduto cibo per animali, su cui poi c’era stato il chiarimento ufficiale del Comune, perché in questi due market gli scaffali non “sbarrati” erano quelli riservati a beni che non possono essere venduti nemmeno nei negozi specializzati.

Il sopralluogo

Dopo aver letto sui social i commenti di alcuni clienti dei supermercati multati, che protestavano con il sindaco per non aver potuto acquistare «maglioncini natalizi per i bambini», l’assessore alla sicurezza Massimo Rogora ha voluto vederci chiaro. Al Comando di polizia locale però risultavano solo due contravvenzioni nei confronti di altrettanti esercizi di media distribuzione della città, e in nessuno dei due casi sul verbale venivano citati prodotti per bambini, che per il Dpcm possono essere regolarmente messi in vendita. Così ha voluto fare un sopralluogo in prima persona nei supermarket per verificare la situazione.

I due verbali

«Innanzitutto vorrei che sia chiaro a tutti che non è stato impedito a nessun esercizio commerciale di vendere maglioncini natalizi per bambini – premette Rogora – faccio un appello a tutti i cittadini: basta diffondere fake news sui social per fomentare una guerra contro gli agenti di polizia locale, che si fanno in quattro per fare il loro lavoro e si muovono solo per far rispettare le regole fissate dal Dpcm, senza nessun altro ordine. Le contravvenzioni sono state fatte per tutelare i cittadini e soprattutto il piccolo commercio che sta soffrendo». Nel dettaglio, i due verbali emessi nei confronti dei supermercati di Busto parlano di «libera vendita di orologi da parete, scatole decorative, orologi da polso, vasellame, specchi, pentolame, mobiletti da bagno, accessori per la casa» in un caso, e «casalinghi, tessile per l’abitazione, ombrelli» nell’altro.

L’accusa: «Sciacallaggio»

Perché, oltre ai panni dell’assessore delegato alla Polizia locale, Rogora veste anche quelli di operatore del commercio ambulante, che come tanti altre piccole attività del settore è chiuso ormai da 20 giorni per il lockdown. «Se non si fanno rispettare le regole, per la media e la grande distribuzione è come andare a caccia allo zoo – ammette l’assessore-commerciante – andrebbero previste sanzioni anche più pesanti, perché queste attività sono già favorite rispetto ai piccoli negozi: possono stare aperte sempre, fidelizzano i clienti. Ma chi vende prodotti che sa di non poter esporre sugli scaffali rovina il piccolo commerciante che è costretto a stare chiuso. Non si chiama concorrenza sleale, è sciacallaggio. Ed è vergognoso che ci sia chi vuole approfittare in modo furbo della concorrenza che non può aprire, arrivando anche a fomentare i clienti contro le autorità che fanno rispettare le regole».

Il paradosso

Anche perché, aggiunge Rogora parlando da ambulante, «se vale tutto a questo punto anche io e i miei colleghi al mercato o i piccoli negozi, con la scusa che vendiamo abbigliamento per bambini, potremmo riaprire i nostri banchi e metterci a vendere qualsiasi cosa come se niente fosse. Lo dico per paradosso, perché noi siamo ben lieti di fare la nostra parte per la salute di tutti, però i ristori non arrivano, i contributi li abbiamo dovuti pagare e, a parte il plateatico del Comune, delle altre tasse non ci è stato tolto niente, sono state solo posticipate. Che poi altri ci marcino, fa rabbia».

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