Caianiello non parla davanti al gip sulle mazzette. E così tutti gli altri.

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MILANO – Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip di Milano Raffaella Mascarino, Nino Caianiello, l’ex coordinatore provinciale di FI a Varese, difeso dal legale Tiberio Massironi e arrestato ieri, martedì 7 maggio, nella maxi indagine della Dda. E’ ritenuto, stando all’ordinanza cautelare, il “grande burattinaio” del sistema di corruzione, nomine e appalti pilotati e finanziamenti illeciti. Sarebbe stato lo stesso Caianiello a fare una proposta corruttiva, rifiutata, al governatore lombardo Attilio Fontana, indagato, in uno stralcio dell’indagine con l’accusa di abuso d’ufficio, per un incarico regionale affidato all’amico e compagno di studio Luca Marsico, varesino, non più eletto in consiglio regionale, seppur uscente dal ruolo, in favore di Angelo Palumbo, eletto, stando all’ordinanza, con i voti spostati da Caianiello, secondo gli inquirenti.

In silenzio anche gli altri principali indagati

Oggi sono stati interrogati altri nomi eccellenti in seno all’inchiesta. Alessandro Petrone, ormai ex assessore all’Urbanistica ed Ambiente del Comune di Gallarate (il sindaco Andrea Cassani ha ritirato la delega subito dopo l’arresto)  e ritenuto il “braccio destro di Caianiello, sul versante amministrativo ed istituzionale del Comune di Gallarate. Interrogati anche Piermichele Miano, un professionista anche lui legato a Caianiello, Leonida Paggiaro, e ritenuto nell’indagine uno dei corruttori soprattutto in relazione ad un ‘piano di governo del territorio’, e Alessandro Crescenti, anche lui accusato di corruzione e che figura nelle imputazioni assieme a Caianiello. Tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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