Caianiello cercò di zittire Rivolta e Liccati: «Temeva rivelassero il sistema»

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GALLARATE – Nino Caianiello cercò di “zittire” Danilo Rivolta, ex sindaco di Lonate Pozzolo, e Orietta Liccati, compagna di Rivolta ed ex assessore gallaratese, subito dopo il loro coinvolgimento nel maggio 2017 in un’indagine per corruzione e abuso d’ufficio. E’ Alberto Bilardo, arrestato con Caianiello lo scorso 7 maggio in seno all’inchiesta Mensa dei poveri, a dichiararlo nell’interrogatorio del 27 maggio scorso davanti al pubblico ministero milanese Luigi Furno.

Besani aveva il compito di controllarli

Caianiello aveva in un certo senso paura. E di fatto ci aveva visto lungo, dato che proprio dalle dichiarazioni di Rivolta ha preso le mosse Mensa dei poveri scoperchiando un presunto giro di mazzette e incarichi veicolati verso professionisti compiacenti, pronti a retrocedere la decima (dal 4 al 10% del compenso incassato per l’incarico di turno) a Caianiello. Bilardo lo rivela rispondendo al pubblico ministero sulla nomina ad assessore a Gallarate di Alessandro Petrone (anche lui arrestato il 7 maggio) al posto di Liccati. «Dopo le dimissioni da assessore di Liccati – ha spiegato uno degli uomini di fiducia del Mullah – Caianiello mi ordinò di chiamare la stessa per farle sapere che lui la sosteneva». Un modo per esercitare pressione? «Ricordo che Caianiello non apprezzava l’avvocato della Liccati e di Rivolta e aveva proposto alla Liccati di nominare l’avvocato Stefano Besani (a sua volta arrestato il 7 maggio, fidatissimo dell’ex Ras dei voti di Forza Italia in provincia di Varese) principalmente perché aveva timore che la Liccati e Danilo Rivolta potessero muovere delle accuse nei suoi confronti». E infatti andò proprio così, con le rivelazioni che, nel corso di tre interrogatori investigativi successivi al suo arresto, l’ex sindaco Rivolta (condannato in via definitiva ad anni 4 di reclusione con sentenza di applicazione concordata della pena) ha fatto, in ordine a gravissimi episodi corruttivi riguardanti imprenditori ed esponenti politici del Varesotto.

Ospedale unico e 336: Rivolta e Liccati raccontarono tutto

Rivolta ha riferito dettagliatamente dell’esistenza di un vero e proprio comitato d’affari «finalizzato – scrive la Procura nell’ordinanza – alla gestione illegittima degli appalti, di consulenze e di incarichi pubblici, facente capo a Gioacchino Caianiello, detto Nino, esponente di primo piano del partito di Forza Italia in Lombardia e Presidente onorario dell’associazione culturale Agorà (corrente politica interna al partito di Forza Italia). Dichiarazioni confermate anche da Liccati. Che rivelarono, ad esempio, gli appetiti di Caianiello in relazione alla gestione della questione nuovo ospedale unico. L’ospedale dovrebbe sorgere nel territorio di Busto Arsizio, mentre lo sviluppo delle aree commerciali sulla 336 e la viabilità dovrebbe sorgere nel territorio di Gallarate.«Sì, la sta gestendo in prima persona Caianiello. L’ospedale dovrebbe sorgere nel territorio di Busto Arsizio, mentre lo sviluppo delle aree commerciali sulla 336 e la viabilità dovrebbe sorgere nel territorio di Gallarate – aveva detto Rivolta allo stesso Furno, all’epoca in servizio a Busto Arsizio –  Parte delle aree del territorio di Gallarate erano di proprietà delle coop che erano state trasformate in aree agricole dalla giunta Guenzani e per tale motivazione vi è un contenzioso per diversi milioni di euro, per il quale il comune di Gallarate aveva incaricato l’avvocato Ercole Romano. Il business era quello di ritrasformare quelle aree agricole in aree edificabili. Caianiello, per il tramite di Besani, ha voluto revocare l’incarico all’avvocato Romano, nominando un altro legale, di cui ignoro il nome. Ho saputo tali notizie per il tramite della mia compagna, Liccati Orietta, che fino al suo arresto era assessore all’urbanistica». E Bilardo, sempre lo scorso 27 maggio, ha dichiarato al pm che Caianiello consegnò a un intermediario 100mila euro in contanti per l’acquisto di alcuni di questi terreni. 

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