Canoni Aler: manca un milione di euro. Scambio di accuse tra Arabini e Reguzzoni

BUSTO ARSIZIO – «La consigliera Reguzzoni non conosce le norme. Eppure era assessore al Patrimonio, quindi dovrebbe sapere il contenuto della convenzione firmata tra Comune e Aler una settimana prima che scadesse la precedente amministrazione. Piuttosto, visto che era di sua competenza, spieghi come mai non sono stati recuperati i canoni non pagati. Che ammontano a oltre 1 milione di euro. E che questa amministrazione, invece, ha iniziato a recuperare». E’ questo in sintesi quanto detto nell’intervento in consiglio comunale e in un “fuori onda” dall’assessore ai Servizi sociali Miriam Arabini. Che ha usato l’artiglieria pesante per rispondere alla consigliera leghista, la quale ieri sera, martedì 23 aprile, ha riproposto la questione dei furbetti sulle case popolari.

“Lei mi sta provocando”

Il cielo politico in consiglio è rimasto a lungo sereno. L’argomento principe, ovvero il bilancio consuntivo, non ha suscitato memorabili reazioni. Anzi, la maggioranza ha pure incassato una serie di apprezzamenti sul lavoro fatto. Tanto che nessuno si aspettava che quella fosse la quiete prima della tempesta. A richiamare nubi nere sulla sala esagonale di Palazzo Gilardoni è stata la richiesta, riproposta da Paola Reguzzoni, di «fare verifiche più approfondite sugli aventi diritto all’alloggio popolare». Insomma la medesima fatta nell’ultima commissione Affari generali e che, anche in quell’occasione, aveva acceso il match con l’assessore Arabini.

Paola Reguzzoni non si è tirata indietro: «Assessore lei mi sta provocando, proprio come in commissione, dove avevo ignorato la cosa», ha risposto la leghista all’attacco sul suo operato da assessore nella passata amministrazione. E ancora e sempre rivolta a Miriam Arabini: «Le ricordo che l’assessore che l’ha preceduta era del suo stesso partito. Quindi, se deve fare delle domande le rivolga all’interno di Forza Italia. Io ho semplicemente chiesto una verifica dei parametri».

Un milione di crediti

I toni sono davvero infuocati. «Signora Reguzzoni su alloggi popolari e assegnazioni c’è una convenzione firmata proprio alla scadenza delle scorsa amministrazione – ribatte Arabini – E lei dovrebbe saperlo. Inoltre le norme vanno studiate e applicate. E se non le stanno bene intervenga in Regione affinché vengano modificate». Insomma è vero che alcuni alloggi sono occupati da persone che hanno un reddito di gran lunga superiore agli aventi diritto. Ma non si possono toccare: l’alloggio gli spetta. «Perché i parametri – spiega Arabini – sono più di uno e i casi in questione ne hanno comunque diritto. E poi le regole per le assegnazioni non le fa il Comune, bensì la Regione».

L’attacco più pesante però Miriam Arabini lo mette a segno “pescando” nel recente passato: «Sugli alloggi popolari abbiamo ereditato un mancato recupero canoni pari a 1 milione e 100 mila euro derivanti dalla passata amministrazione. Anziché chiedere verifiche ora, Paola Reguzzoni, che ai tempi era al Patrimonio, avrebbe dovuto recuperare quei crediti. Soldi che poi sarebbero serviti per riqualificare il patrimonio immobiliare. Se l’avesse fatto oggi avremmo maggiori disponibilità di alloggi. E se poi vogliamo andare ancora più fondo, si potrà anche notare che tutti i casi a cui fa riferimento l’assessore della Lega abitano negli alloggi dalla fine degli anni Sessanta e oggi, pur avendo redditi alti, non possono essere sfrattati, poiché vi sono altri parametri che li tutelano».

Un replay, ma molto più pesante

Nella sostanza lo scontro dialettico tra i due membri di maggioranza è stato identico a quello andato in scena commissione. A mutare sono stati i toni e il contesto. Questa volta il tutto è deflagrato in pieno consiglio comunale e con un presidente dell’assise che, dopo un doppio scambio di accuse tra assessore e consigliera, ha tolto la parola intuendo che l’incendio avrebbe potuto divampare. E’ pur vero però che le posizioni differenti e distanti lasciano presagire che le vampe non sono state spente come Mariani ha fatto con i microfoni per porre fine alla contesa.

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