GALLARATE – «E’ stata un’indagine lunga e complessa, compiuta nella ahimé tristemente zona della stazione di Gallarate e delle vie limitrofe». Con queste parole il procuratore capo di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana, ha introdotto la conferenza stampa indetta oggi 24 aprile per i dieci arresti compiuti nell’ambito dell’operazione “African Shop 2” attraverso cui la polizia di Stato ha smantellato una banda di spacciatori nigeriani. «Nonostante l’attenzione delle forze dell’ordine, in quella zona i crimini sono frequenti», ha constatato il numero uno di largo Giardino.
Pericolosità sociale
Il sostituto procuratore Nadia Calcaterra, che ha coordinato le indagini svolte dagli uomini del questore Giovanni Pepé e del commissario capo Luigi Marsico, ha sottolineato la collaborazione dei cittadini. L’attività di repressione, infatti, è iniziata grazie alla segnalazione di un negoziante che ha raccontato agli inquirenti cosa avveniva davanti alla sua vetrina. La polizia ovviamente era già al corrente di cosa succedeva, ma ha deciso di intervenire soltanto dopo aver raccolto tutti gli elementi utili per procedere con gli arresti, arrivando a contestare più di 60 capi di imputazione congiuntamente. Per raccontare ciò che avviene davanti alla stazione, Calcaterra ha parlato di «pericolosità sociale», di una «piaga sociale».
L’esercito in stazione
Del resto sono parecchi anni che l’allarme su piazza Giovanni XIII preoccupa le diverse amministrazioni comunali. Fin dai tempi della giunta di Angelo Luini fu chiesto all’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni di inviare i militari. Una richiesta ripetuta dall’attuale primo cittadino Andrea Cassani. A conferma della necessità di presidiare l’area vi sono le reiterate proteste dei negozianti del quartiere.
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