Calenda a Malpensa attacca Salvini: «Non ha mai gestito neanche un’edicola»

Carlo calenda malpensa salvini

MALPENSA – L’ex ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, promotore del movimento “Siamo europei” alleato col Partito Democratico per le elezioni del prossimo 26 maggio, ha fatto visita oggi ad alcune aziende della provincia di Varese. Tra queste Sw Italia, compagnia aerea cargo fondata nel gennaio 2015  dal comandante Francesco Rebaudo.

Carlo Calenda, la lista Pd-Siamo Europei non avrà alcun candidato della provincia di Varese. Quale sarà il riferimento del suo manifesto europeista per la circoscrizione del Nord ovest?
«Senza dubbio Irene Tinagli. Rappresenta Siamo Europei, ovvero la parte più liberal-democratica della lista. Sia io che Irene siamo vicini alle istanze del mondo della produzione, che oggi è la chiave insieme al lavoro e all’istruzione»

Salvini a Di Maio ha detto: «A lui non do lezioni su crisi aziendali ferme sul suo tavolo». Sono così tante le vertenze sulla scrivania che fino a un anno fa era occupata da lei?
«Quello è un ministero che non deve mai diventare soltanto il ministero delle crisi. Io ne ho risolte 88 per circa 105mila posti di lavoro, ma ogni volta che ne risolvi una se aprono altre. Ecco perché il ministro per lo Sviluppo economico, lo dice la parola stessa, deve pensare soprattutto allo sviluppo: questo è il motivo per cui ho fatto Impresa 4.0, Piano straordinario Made in Italy e Strategia energetica nazionale, tre pilastri lungo i quali Di Maio si sta muovendo, salvo depotenziare enormemente il primo che aveva dato una spinta enorme agli investimenti. Ma il punto vero è un altro».

Qual è? Ci spieghi.
«Il vero problema è che lui, sui tavoli delle crisi, non ci va mai. Ha delegato un ex parlamentare trombato del Movimento5Stelle. E invece il ministro, a un certo punto della trattativa, ci deve essere».

Uno dei primi tavoli di crisi affrontati da Di Maio è stato quello di FedEx, che ha coinvolto numerosi lavoratori di Malpensa. Riportò per l’ennesima volta d’attualità il tema dell’esternalizzazione del lavoro a cooperative o pseudo tali soltanto con lo scopo di abbassare il costo del lavoro. Un problema che qui alla Cargo city conoscono da anni.
«E’ un problema non solo di Malpensa, è un problema italiano. Premesso che è competenza del ministro del Lavoro, la battaglia alle finte cooperative è un appuntamento che noi abbiamo sicuramente mancato. Se questo governo si impegnasse a risolverlo dovrebbe trovare sicuramente l’appoggio dei parlamentari del Partito democratico. Questa è una piaga per abbassare gli stipendi dei lavoratori e renderli precari, una cosa indegna per un Paese civile»

Si era fatto il suo nome mesi fa per la segreteria del Partito democratico. Rimpianti?
«No. Io non ero iscritto al Pd, l’ho fatto il giorno dopo la sconfitta del 4 marzo. Sarebbe stato davvero strumentale se mi fossi candidato, dunque ho preferito costruire un movimento nuovo, “Siamo Europei” (che oggi ha 200mila iscritti sul territorio tra cui amministratori pesanti come Sala, Del Bono e Gori), piuttosto che infilarmi in una roba che francamente, secondo me, è da cambiare profondamente».

Il 26 maggio “Siamo Europei” comparirà nello stesso simbolo col Pd. Dal 27 cosa accadrà?
«Ho già costituito l’associazione, la aprirò a quelli che hanno sottoscritto il manifesto, incominceremo un radicamento più strutturato sul territorio e poi faremo una valutazione in particolare per quando ci saranno le Politiche. Io sono straconvinto che il cambio della classe dirigente debba partire dai territori: gli amministratori locali sono quelli che sanno gestire, che è il vero problema della politica italiana. Guardi Salvini: sono 25 anni che fa politica e non ha mai gestito nemmeno un’edicola, e poi i risultati li vedi quando sei al governo»

Un mese fa è venuto Matteo Renzi a Varese e c’era tantissima gente ad ascoltarlo. Una platea decisamente anomala per un politico che in molti definiscono finito.
«Chi crede che Renzi non ha più seguito è scemo. Renzi ha un seguito molto radicato di persone che provano davvero affetto nei suoi confronti. Per questo ci sono le sale piene. E’ stato capace di creare un rapporto molto forte con la gente. Io non so cosa vorrà fare, ma è chiaro che per lui, due volte segretario del Pd, fare un altro partito è molto complicato. Se ne parla, è vero, ma francamente l’idea che lui prenda le sue cose e se ne vada la vedo molto difficile».

E che aderisca a Siamo Europei?
«Ancora più difficile (ride, ndr). Ci vogliamo anche bene io e Matteo, i rapporti sono buoni e ci siamo sentiti soltanto 3 giorni fa, ma siamo due personalità piuttosto forti. Insieme lavoriamo bene ma con una certa dose di conflittualità».

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