Busto, costrette a prostituirsi con la minaccia del voodoo: 17 a processo

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BUSTO ARSIZIOFavoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, aborto clandestino, falso e favoreggiamento della prostituzione. In 17 a processo, come disposto dal gup di Busto Arsizio. Al vertice della piramide che mercificava il sesso per strada c’erano gli sfruttatori nigeriani. A processo, però, ci sono anche parecchi italiani. Stimati professionisti, con moglie e figli a casa che “accompagnavano” le ragazze “al lavoro” in cambio di prestazioni sessuali gratuite. L’indagine, svolta dagli investigatori della polizia di Stato del commissariato di Busto Arsizio e coordinata dal pubblico ministero di Busto Francesca Parola, si è chiusa nel 2016. L’inchiesta ha in particolare portato allo scoperto il fenomeno criminale noto come “trafficking”, ovvero il trasporto illegale di esseri umani da un paese all’altro finalizzato al loro sfruttamento. In questo caso specifico si trattava di donne portate dalla Nigeria in Italia per essere costrette a prostituirsi.

Le ragazze stipate in via Rimini si vendevano sul Sempione

L’indagine ha preso il via sul finire del 2014 da alcuni servizi di controllo del territorio effettuati nella zona del Sempione, strada a cavallo tra Busto Arsizio e Gallarate, frequentata da prostitute di origini africane. Le indagini avevano portato gli inquirenti a individuare un appartamento di via Rimini a Busto Arsizio: una sorta di “alloggio collettivo” nel quale trovavano riparo ragazze nigeriane che si prostituivano lungo il Sempione. I poliziotti avevano che il giro era gestito principalmente da una donna nigeriana di 46 anni soprannominata “Happy” e residente a Vanzaghello. Con la collaborazione di alcuni familiari “Happy” reclutava ragazze in Nigeria promettendo loro un lavoro regolare e facili guadagni in Italia: ne organizzava l’ingresso illegale nel nostro Paese, sempre secondo l’accusa, fornendo loro anche documenti falsi per affrontare il viaggio in aereo. Individuava l’alloggio e i luoghi in cui le ragazze dovevano prostituirsi e le controllava ricorrendo a minacce, violenze e riti magici praticati per suo conto da sciamani. Il tutto ovviamente in cambio del denaro che le ragazze guadagnavano offrendosi ai clienti in strada e che dovevano versare alla “madame” per risarcire le spese sostenute per il loro ingresso in Italia. A madame Happy è stato contestato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della prostituzione. Dalle indagini è poi emersa la figura di una nigeriana di 27 anni, detta “Shakira”, in contatto con “Happy” e a sua volta sfruttatrice di connazionali, alcune delle quali le venivano “cedute” proprio dalla complice. A “Shakira”, particolarmente violenta e temuta per la sua familiarità con i riti voodoo, viene contestato lo sfruttamento della prostituzione. Lo stesso reato viene contestato a nigeriano di 32 anni di Magnago, che accoglieva le prostitute nella sua abitazione, le spingeva a “battere” la strada e a prostituirsi anche in casa e in sua presenza, le controllava e le sollecitava a realizzare guadagni dei quali poi si impossessava. I rinviati a giudizio sono in tutto 17, tra i quali 9 italiani, 6 nigeriani, un togolese, un ghanese e un liberiano; per gli altri si ipotizza il favoreggiamento della prostituzione. Una delle ragazze rimasta incinta fu costretta a abortire clandestinamente, stando all’accusa, per poter riprendere il lavoro sulla strada.

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