Il caso Cassano incendia FdI: nel partito di Giorgia adesso è resa dei conti

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VARESE – Fratelli d’Italia è una polveriera. E la delusione, vissuta come tradimento, dal meloniano Edoardo Dudi Franchin, che (sulla base degli accordi pre elettorali) si sentiva già vicesindaco di Ottaviani, è stata la miccia che potrebbe avere incendiato le polveri dentro al partito.

Tempismo politico

Certo le dimissioni di Franchin da segretario amministrativo del partito provinciale, annunciate su Facebook pochi minuti dopo il varo della giunta cassanese, assomigliano al colpo di cannone che si sente in lontananza. Ma i Fratelli sanno bene (e lo dicono a bassa voce) che da qui alle candidature ufficiali per le politiche e le regionali del 2023, il partito assomiglierà alla giungla vietnamita, dove chi nutre ambizioni di fare “il salto in alto” deve fare grande attenzione a dove mette i piedi. Insomma, sono troppe le vicende locali, da Varese a Busto, passando per Cislago, Fagnano e Cassano, che hanno mandato in fibrillazione i Fratelli, sparso veleni e mal di pancia e acuito le fratture interne.

Manco la DC

Ma restiamo a Cassano. E le parole di Franchin sono durissime nei confronti dei nuovi compagni di viaggio.

Mettiamoci alle spalle questi tristi giorni, fatti da veti, controveti, mosse, contromosse e ricatti che hanno trasformato Cassano in Montecitorio, neanche ai tempi della DC, e che se non fosse stato per l’unica forza politica in gioco, avremmo rischiato un epilogo clamoroso. Ora guardiamo al domani della nostra Cassano. E grazie per le centinaia di messaggi e chiamate di stima, affetto e incoraggiamento che sto continuando a ricevere! Oggi più che mai, a testa alta.

Insomma, Franchin non attacca direttamente gli esponenti Fratelli. Però subito dopo si dimette. Certo, la motivazione è pura liturgia. Infatti non sono le parole usate a dare la cifra della delusione, bensì i tempi dell’ufficializzazione delle dimissioni. E basta spegnere i microfoni per aprire il vaso di Pandora. «Il partito viene prima di tutto – raccontano i Fratelli delusi e fedeli al Dudi – ma certi atteggiamenti sono indigesti. E non è un caso che oggi, tutti chiamano per lenire le ferite». C’è maretta. Contro chi? Contro il presidente provinciale che qualcuno in fase di trattativa ha definito “colomba”? O contro i Fratelli gallaratesi che hanno tenuto duro («a parole», aggiunge qualcuno con un pizzico di malignità) per poi cedere davanti all’aut aut?

Che fa Poliseno?

Impossibile “spillare” un nome. Ma è chiaro che Cassano ha aperto un altro fronte all’interno dei meloniani. C’è chi dice, infatti, che su questa partita si siano misurati da un lato il presidente Pellicini e dall’altro il larussiano gallaratese De Bernardi Martignoni, entrambi dati come possibili candidati alle regionali. E senza contare che negli ambienti della politica cassanese c’è chi è pronto a scommettere sull’ingresso di Nicola Poliseno in Fratelli d’Italia.

Gigante dai piedi d’argilla

Partito che a questo punto rischia di essere il gigante con i piedi d’argilla a queste latitudini. Ovvero, il simbolo, in tutta Italia, veleggia che è un piacere, ma qui i problemi sono davvero tanti: dal sindaco di Busto che bypassa i territoriali, vola da Giorgia Meloni per cercare un ticket per Roma e fa imbufalire il mondo dalla Santanché in giù; alle continue divisioni. Un cocktail esplosivo che, nelle urne, si traduce in percentuali a una sola cifra: un pugno di mosche. Proprio come a Cassano, dove i Fratelli hanno vinto, ma politicamente pesano come una piuma.