Castellanza ricorda le sue vittime sul lavoro: scoperta una targa con tutti i nomi

CASTELLANZA – Una lapide in pietra con la scritta “Città di Castellanza ” e sotto “In memoria di tutte le vittime degli incidenti sul lavoro”. E un disegno inciso che richiama il profilo delle fabbriche e in primo piano i lavoratori.  Sotto una lastra in plexiglass su cui sono riportati i 24 nomi delle vittime.

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La cerimonia

E’ stata scoperta e inaugurata ieri, venerdì 1 novembre, dall’amministrazione la lapide per ricordare le vittime degli incidenti sul lavoro a Castellanza. Si tratta di un’iniziativa fortemente voluta dall’amministrazione, che, grazie alla collaborazione dei sindacati e dei parenti delle vittime è riuscita a risalire ai nomi di 24 persone decedute negli ultimi 80 anni a Castellanza.

«Castellanza è stata per anni una città industriale – ha spiegato il sindaco Mirella Cerini – Migliaia di lavoratori e lavoratrici hanno speso la loro vita con fatica e sudore nelle nostre fabbriche chimiche, tessili e meccaniche per mantenere se stessi e le proprie famiglie. Purtroppo, alcuni di essi sono rimasti feriti o vittime di incidenti sul posto di lavoro. Noi intendiamo toglierli dall’oblio e ricordarli alla cittadinanza. E’ nostra intenzione ricordare tutte le vittime del lavori castellanzesi o morte nelle fabbriche di Castellanza con questa cerimonia con la quale abbiamo scoperto e benedetto una lapide e una lastra con i nomi delle vittime. Abbiamo voluto in questo modo ricordare anche a Castellanza la 69’ Giornata Nazionale delle Vittime di Incidenti sul Lavoro, manifestazione che si tiene ogni anno nel mese di ottobre a cura dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra i Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), sotto l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica».

Alla sentita cerimonia, oltre al sindaco e alle autorità civili, militari e religiose, sono intervenuti i parenti delle vittime alcuni dei quali hanno portato un commosso ricordo delle persone e dei fatti, i sindacati, il Centro Salute del Lavoro di Castellanza, l’Anmil (Associazione Nazionale fra i Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) della Provincia di Varese con il suo Presidente  Antonio Di Bella, il professor Fabio Conti dell’Università degli Studi dell’Insubria.

L’assessore Claudio Caldiroli ha ricordato «l’incidente più tragico di cui abbiamo trovato varie testimonianze, che è lo scoppio alla Montecatini del 4 novembre 1943. Alle 14 di quel giorno si sentì una fortissima detonazione proveniente dal reparto saldatura, venivano portati via a braccia 3 cadaveri e altri 8 feriti venivano portati all’ospedale di Busto. La sera stessa sono decedute altre 3 persone e altre 2 successivamente, in totale i morti furono 8 di cui 2 avevano solo 14 anni. La causa venne attribuita a una bombola dell’ossigeno che era stata ricondizionata e venne anche intentato un processo a carico del manutentore della ditta che aveva fornito la bombola».

Il ricordo di alcune storie

Ezio Moroni (4/11/43) “Alla  nipote Ezia dobbiamo l’idea della commemorazione, un sabato di gennaio è venuta al ricevimento del sindaco con un piccolo ritaglio di giornale chiedendo aiuto per trovare qualche informazioni sull’ incidente che aveva coinvolto Ezio che aveva solo 14 anni “- dicono il Sindaco e Caldiroli-  Suo padre era militare e non seppe cosa era successo al fratello se non al ritorno e volle chiamare la figlia Ezia in suo ricordo.

Rogora Giuseppe  (4/11/43) – La figlia Wilma  quando ha saputo della nostra iniziativa ci ha chiamato quasi ogni settimana per avere informazioni e sapere dell’iniziativa di commemorazione. Anche la figlia adottiva Santina Vignati ci ha chiamato per ricordare Giuseppe.

Giacomo Moroni (4/11/43) Giovanni Graifembergh nipote di Giacomo ci ha raccontato della sua anziana madre che conserva ancora un ciondolo d’argento a cui è molto affezionata, un piccolo gioiello che aveva fatto con le sue mani Giacomo saldatore specializzato della Montecatini

Mario Porro (15/11/43) la nipote Maria Grazia Colombo ci ha scritto chiedendo informazioni sull’incidente perché sua mamma   raccontava   della morte del fratello in ospedale per un incidente sul lavoro

Carlo Radaelli (morto 24/2/1972) era un giovane dell’oratorio Sacro Cuore; fu avvolto dalle fiamme mentre lavorava in una industria che lavorava la plastica e mori per le ustioni dopo vari mesi tra atroci sofferenze, i suoi amici e il sacerdote dell’oratorio andarono più volte  a trovarlo in ospedale

Ennio Sgrafetto  (morto 3/1/1967) operaio della Pomini, è ancora viva sua  moglie che oggi ha  92 anni, rimase vedova a 39 anni con un bambino di 10 da crescere.

Severino Testa (morto 8/2/1981) il figlio Giovanni ci ha raccontato della morte del padre, pompiere del Cotonificio Cantoni per una caduta una domenica mattina. Morte misteriosa che cercarono in tutti i modi di far passare per infarto o un malore e non per un incidente sul lavoro.

Borsani Giuseppe (morto 8/8/1988)   un ragazzo di 18 anni che lavorava da 20 giorni con un contratto di “formazione-lavoro” è stato investito da un trattore elettrico

Alberto Maffini (morto il 1 maggio 1991) caporeparto della Pomini rimane impigliato da una macchina e muore atrocemente dopo alcuni giorni di agonia, ancora oggi molti ex dipendenti della Pomini hanno il ricordo di quel tragico episodio.

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