Centro federale del ghiaccio a Varese, Bianchi: «C’è tutta la Lega. Fontana scelga»

centro federale ghiaccio
Matteo Bianchi

VARESE – Matteo Salvini c’è. Giancarlo Giorgetti pure. Anzi, è stato proprio il ministro di Cazzago a “mettere la pulce nell’orecchio” riguardo ai 25 milioni a disposizione per il Centro federale degli sport del ghiaccio. E c’è anche Matteo Bianchi, il quale dopo mesi vissuti ai margini del Carroccio, ha iniziato a lavorare a testa bassa sulla candidatura Varese incassando di fatto anche il via libera dei due big del Carroccio. Insomma, c’è tutta la Lega che spinge per avere il Centro federale a Varese. Ora tocca ad Attilio Fontana decidere la candidatura.

Bianchi, a fronte dell’aggressività del sindaco di Como e della Regione che nicchia nel prendere una scelta sulla candidatura, c’è chi inizia a sentire odore di bruciato. Non è che il Centro finirà altrove?
«Io questo non lo posso sapere. Però ci sono due elementi importanti da tenere in considerazione. Il primo: portare il Centro federale del ghiaccio in Lombardia significherebbe non commettere l’errore di Torino. In questo modo le Olimpiadi, dopo aver dato lustro alle discipline del ghiaccio, lascerebbero una polo sportivo di riferimento per consolidare gli sport sulle lame. Non solo, ma il Centro a Varese sarebbe riferimento di un territorio molto più ampio, anche quello insubrico. Che significherebbe “costruire” un ponte la Svizzera».

Se questi sono i presupposti anche Como ha le carte in regola, non crede?
«Como ha la necessita di avere una pista del ghiaccio. Là il movimento è ridotto a lumicino e necessita di una struttura che possa far crescere questi sport».

Varese invece
«Varese invece ha un palazzetto nuovo in costante overbooking e un mondo strutturato che ha dimostrato una grande resilienza. Gli sport del ghiaccio qui non sono morti nonostante i due anni di grandissimi sacrifici senza palazzetto. Se davvero si vuole il bene degli sport del ghiaccio non si deve prescindere da una scelta che riconosca i valori di Varese e non mortifichi le necessità di Como. Che, ripeto, non sono quelle di avere un Centro federale».

E se venisse calata la candidatura Milano, Varese e Como rimarrebbero a bocca asciutta. C’è questo rischio?
«Milano sarebbe la scelta più facile, ma non è detto che sia la migliore. Mi spiego meglio. A Milano tutto funziona: è una metropoli e ha spazio per essere riferimento multidisciplinare. E aggiungo, senza commentare le gravi accuse del sindaco di Como, che la città lariana ha una vocazione turistica solida e che nessuno ha intenzione di “sfidare” o sfilare. Varese invece sta lavorando su una visione: quella di diventare città per gli sport considerati a torto minori. Penso al canottaggio, ma anche al forte legame con il ciclismo. Il ghiaccio poi qui è di casa. Insomma, si darebbe corpo a quella visione che, quando arrivò l’hub degli australiani a Gavirate, sembrava “fantascienza”. E poi un’altra cosa…».

Ovvero?
«Non può essere tutto concentrato su Milano. Credo che la sfida sia quella di creare una Lombardia policentrica. E il Centro sarebbe un’occasione per confermare questa volontà».

Varese ha due carte da giocare: l’area dell’Ice arena e dell’ippodromo e quella delle Fontanelle. Su quale punterebbe lei?
«Io non ricopro ruoli decisionali. A me interessa lavorare per fare di Varese la Coverciano del ghiaccio. La decisione sulla location la decideranno il sindaco di Varese Davide Galimberti e il presidente della Provincia Marco Magrini. Prima però portiamolo a Varese».

Bianchi, lei dice “portiamolo”, ma chi decide?
«Tecnicamente il Ministero dello Sport e il Governo. Che però hanno dato mandato a Regione il compito di fare “un’attività esplorativa”. Cosa che è stata fatta e che ha dato vita a un fronte varesino trasversale e compatto come mai ricordo sia avvenuto su altri progetti. E credo che questo sia un patrimonio da disperdere. Magari presentando a Roma con una candidatura forte di Varese».

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