Centro del ghiaccio, quando si scivola sugli insulti

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Rapinese e Galimberti, derby per il ghiaccio

Non abbiamo il piacere di conoscere personalmente il sindaco di Como, Alessandro Rapinese. Ne abbiamo letto, ne leggiamo e, chi lo frequenta, ci racconta: dev’essere un tipetto piuttosto irritabile anziché no. Questione di carattere, se così fosse. Un carattere che lo spinge a usare toni poco istituzionali per commentare le iniziative di Varese funzionali ad ospitare il Centro federale degli sport del ghiaccio, per il quale è in gara con Como. Le due città premono sulla Regione, chiamata a fare da sponda per ottenere da Roma il via libera al progetto. Ognuna tira l’acqua al proprio mulino e, secondo certi sussurri, la Città Giardino sarebbe in vantaggio rispetto al dirimpettaio, turistico centro lariano.

Ragion per cui, proprio oggi, sabato 22 luglio, Rapinese pare abbia perso le staffe. Sul giornale della sua città, La Provincia, e attraverso Facebook spara aggettivoni offensivi verso Varese: ingorda, egoista, incoerente, e via elencando. Una raffica di insulti immeritati, per un semplice motivo. Il derby in atto è tutt’altro che fuori luogo, le due amministrazioni fanno gli interessi delle rispettive municipalità, che cosa dovrebbero fare altrimenti? Varese ha messo in campo tutte le sue forze istituzionali e politiche, a cominciare dalla Lega che, pur essendo in minoranza a Palazzo Estense, sembra lavori per raggiungere, in questo specifico caso, lo stesso obiettivo a cui mira Davide Galimberti con tutta la sua squadra.

E Como? Boh. Anzi no, fa l’offesa e tira fendenti ai suoi vicini. Il fatto che l’esecutivo varesino di centrosinistra abbia l’appoggio più o meno indiretto di diverse forze politiche, della Provincia, della Camera di Commercio e di altri enti e associazioni (ricordiamo l’appello congiunto indirizzato al presidente di Palazzo Lombardia, Attilio Fontana) ha avuto l’effetto di far sbroccare i comaschi. Preoccupati di perdere il Centro federale che, pur non essendo la panacea di tutti i mali, presenti e futuri, rappresenterebbe comunque un presidio attrattivo per chi lo ospitasse. Il problema è che così litigando si rischia di perdere credibilità istituzionale, fino al punto che possa accadere ciò che tutti, anche a Varese, temono: che, cioè, la Regione (Fontana) decida di lavarsene le mani per non tirarsi addosso gli accidenti di chi resterebbe a bocca asciutta. Con il risultato che la soluzione del dilemma passi poi e interamente nelle mani della Federazione degli sport del ghiaccio, del Coni e del ministero dello Sport. I quali, pur compresi dalle aspettative di Varese e Como, potrebbero dirottare il Centro fuori dalla Lombardia, ad esempio in Veneto o in Friuli, dove certe discipline sportive hanno maggiore appeal. E dove apprezzano la furbizia: stanno zitti.

Unica certezza: i contenziosi, caro signor sindaco di Como, non si risolvono a improperi. Ma non tocca a noi insegnarle l’approccio e i comportamenti. Al massimo ci spetta segnalarle che a Varese non hanno gradito. E se anche abbozzano, lo fanno per finta: il lago ce l’hanno anche loro sotto il Sacro Monte, più piccolo, meno suggestivo e impattante del suo Lario, per carità, ma il temperamento dei laghèe è uguale a Como come a Varese: faticano a farsela passare.

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