Un centro unico per le vittime di violenza: a Varese apre la “Casa della nutrice”

Casa della nutrice Varese

VARESE – Nasce a Varese, presso l’Ospedale Del Ponte, la “Casa della nutrice”, un centro per l’assistenza e la protezione delle vittime di violenza di genere e domestica. Un unico luogo in cui verranno offerte tutte le tipologie di servizio, dal sostegno psicologico al supporto medico. Il progetto, presentato oggi mercoledì 1 dicembre all’Università dell’Insubria, è nato dalla collaborazione tra Procura di Varese, Asst Sette Laghi e altre istituzioni cittadine.

Il progetto

La “Casa della nutrice” è un centro di servizi multidisciplinare, che concentra in una stessa struttura protetta l’intervento di tutte le istituzioni interessate da un fatto di violenza domestica o di genere. La vittima potrà denunciare la violenza e trovare, grazie al lavoro di personale specialistico, una soluzione adeguata e coordinata per tutte le sue esigenze: ascolto e mediazione culturale, sostegno psicologico e assistenza medica, consulenza legale, assistenza durante le indagini, eventuale sistemazione in case protette. Il progetto è nato dalla collaborazione tra la Procura della Repubblica di Varese e l’Asst dei Sette Laghi con il coinvolgimento del Comune di Varese, della Questura, del Comando provinciale dei Carabinieri, dell’Università dell’Insubria e dell’Ordine degli Avvocati di Varese, con l’adesione della Fondazione Felicita Morandi e dei Centri Antiviolenza del circondario di Varese riconosciuti da Regione Lombardia.

Casa della nutrice Varese
La sede della Casa della nutrice all’Ospedale Del Ponte di Varese

Come opererà il centro

Il centro sorgerà all’Ospedale Del Ponte di Varese, nell’edificio che sorge di fianco all’ingresso, all’interno dello spazio che in passato era utilizzato come “Casa della nutrice” a disposizione delle mamme che avevano necessità di restare accanto ai loro figli. Un nome che evoca accoglienza e aiuto, e che è stato dunque mantenuto anche per la nuova funzione che assolverà il centro. Presso la casa opereranno ufficiali di polizia giudiziaria specializzati di Polizia e Carabinieri, pubblici ministeri specializzati della Procura di Varese, avvocati civilisti e penalisti specializzati dell’Ordine degli Avvocati di Varese e specialisti sanitari di Asst di varie discipline già coinvolti nei protocolli già in esssere. Il centro sarà in grado di coinvolgere se necessario mediatori culturali, assistenti sociali, magistrati della Procura per i minorenni in caso di minori coinvolti, la Casa rifugio per accoglienza immediata e i centri antivolenza per l’eventuale presa in carico. Alla Casa della Nutrice potranno accedere tutte le persone vittime di violenza di genere o in ambito familiare: donne, bambini o ragazzi vittime di violenza e bullismo, anziani maltrattati in famiglia o genitori maltrattati dai figli. Il centro in questa prima fase sarà aperto dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 13.30, con la presenza fissa di due figure per la prima accoglienza: un ufficiale di polizia giudiziaria e un’assistente sociale.

Una rete di protezione

Ad illustrare le finalità della Casa della nutrice è stata Daniela Borgonovo, procuratore della repubblica di Varese, che ha ricordato le attività iniziate sul territorio negli scorsi anni, come l’apertura dello sportello per le vittime all’interno del Tribunale nel 2017 e l’avvio del protocollo nel 2018 con l’Asst per le vittime che si presentano al Pronto Soccorso. «È compito pressante delle istituzioni arginare questo fenomeno. Questo progetto nasce dalla consapevolezza maturata in anni di impegno sul territorio che nessun percorso può essere avviato contro la violenza senza una rete di protezione, perché la violenza coinvolge più istituzioni e più piani di intervento. Serve una rete che assicuri assistenza e protezione per le vittime e le sostenga nel percorso per la riconquista della propria dignità, della fiducia e del rispetto sociale e familiare. Una rete che può nascere solo con la presenza di tutte le istituzioni». Grazie alla Casa della nutrice si semplificherà il percorso di assistenza alla vittima, con l’obiettivo di agevolare chi subisce violenze. «Un luogo dove le istituzioni vanno dalla vittima, non è più la vittima che cerca le istituzioni, siamo noi che ci mettiamo tutti insieme nello stesso luogo. Un punto di riferimento facile da individuare: la vittima non deve più girare per tutto il territorio né raccontare più volte la sua storia: il racconto dei fatti viene concentrato in un’unica dichiarazione». Un’agevolazione per le indagini, che possono iniziare subito e con più elementi utili per il processo e per creare le condizioni di sostegno alla vittima anche dopo la denuncia. «La violenza è troppo diffusa e sappiamo che la violenza genera violenza – ha concluso il procuratore – ormai è il tempo della risposta, tutti insieme ci dobbiamo assumere la responsabilità di una risposta seria ed efficace. La Casa della nutrice è la risposta di Varese».

Casa della nutrice Varese

Le voci delle istituzioni

Lorenzo Maffioli, direttore sanitario Asst Sette Laghi: «È un progetto molto importante, la violenza è un problema assolutamente attuale. L’Asst è orgogliosa di essere qui. Firmare questo protocollo vuol dire essere in prima linea con tutte le istituzioni. È importante combattere insieme questa battaglia di civiltà».

Giulio Carcano, presidente Scuola di Medicina Università dell’Insubria: «L’impegno dell’ateneo in questo protocollo sarà quello di svolgere attività di promozione e sensibilizzazione sul territorio».

Dario Caputo, prefetto di Varese: «Il fenomeno della violenza sulle donne è presente in maniera consistente qui nella nostra provincia. La Casa della nutrice è un successo che va salutato con soddisfazione».

Davide Galimberti, sindaco di Varese: «Un lavoro prezioso che nasce da lontano e oggi si consolida con questo progetto che mette insieme in un unico luogo più interlocutori che prima erano abituati a lavorare singolarmente. Riusciamo ad attuare questo progetto perché a Varese c’è stata una grande risposta culturale da parte di un territorio disponibile ad accoglierlo».

Michele Morelli, questore di Varese: «È un fenomeno che forse viene sottovalutato, ma nella provincia solo come Polizia di Stato abbiamo denunciato 102 persone da inizio anno e io come questore ho emesso 62 provvedimenti di ammonimento. In provincia 1 persona ogni 3000 in meno di un anno viene coinvolto in senso attivo o passivo da fenomeni di violenza, è tantissimo. Dobbiamo far sì che questo fenomeno venga sempre più evitato».

Gianluca Piasentin, Comandante provinciale Carabinieri Varese: «Come Carabinieri continueremo a fornire il nostro supporto alla magistratura, c’è da lavorare tantissimo. Sarà un meccanismo che amplierà l’offerta di sicurezza per le vittime e tutte le fasce deboli. È un fenomeno trasversale che può toccare ogni classe sociale».

Elisabetta Brusa, presidente Ordine Avvocati Varese: «È un percorso che stiamo facendo da tanti anni. Abbiamo stipulato il primo protocollo nel 2017 creando uno sportello in Tribunale che garantisce assistenza che può continuare nelle fasi processuali».

Massimo Gaudina, Capo rappresentenza a Milano della Commissione europea: «Secondo l’Istituto europeo per le uguaglianze di genere il 33% donne ha subito violenza fisica o psicologica negli ultimi anni. Come Ufficio di Milano abbiamo dato il patrocinio a quest’iniziativa perché è un esempio che vorremmo far conoscere e replicare in tante altre città e regioni d’Europa».

Francesca Brianza, vicepresidente Consiglio regionale Lombardia: «Oggi è l’ennesima grande dimostrazione delle risposte che si vogliono dare in questo territorio. Come Regione Lombardia ne siamo orgogliosi ed entusiasti. Questo è un passo che può essere preso ad esempio in Lombardia e nel resto d’Italia».

Emanuele Monti, presidente Commissione sanità Regione Lombardia: «Credo che l’approccio multidisciplinare su questo tema sia fondamentale e farà la differenza. È importante anche l’integrazione maggiore col territorio, un tema che è al centro della nuova riforma sanitaria lombarda».